Una pioggia di zolfo per contrastare il riscaldamento globale. È questa l’idea che hanno avuto alcuni scienziati. “Si chiama geoingegneria e vuole aumentare la riflettività delle nubi per limitare la quantità di radiazione solare che raggiunge il suolo, ottenendo una diminuzione della temperatura della Terra. Non è un modo teorico, ma piuttosto un tentativo di replicare gli effetti delle eruzioni vulcaniche che producono un raffreddamento temporaneo del clima a causa delle tonnellate di zolfo e di polvere che sono state scagliate nell’alta atmosfera”, ha spiegato l’astrofisica italiana Patrizia Caraveo in una intervista a Il Giornale.
Il meccanismo in questione, dunque, è presente anche in natura, seppure in modo più limitato. “Per farlo artificialmente occorre seminare nell’alta atmosfera goccioline di acido solforico. Ne occorrono tonnellate e bisogna continuare a farlo per avere un effetto duraturo. Servirebbero numerosi aerei equipaggiati per la distribuzione dell’acido solforico continuamente in volo. Un gigantesco sforzo che, secondo i contrari, distoglierebbe l’attenzione dal passaggio all’economia green”.
Pioggia di zolfo per diminuire temperatura della Terra: Caraveo commenta l’ipotesi
Non è da escludere dunque che l’opinione pubblica presto si spacchi sulla pioggia di zolfo come potenziale soluzione al riscaldamento globale. Le prime discussioni sono già state avviate, con la destra che potrebbe apprezzare. “Coloro che sono favorevoli sostengono che è un passaggio necessario per contrastare il riscaldamento climatico mentre si abbandonano i combustibili fossili. Certamente, prima di qualsiasi intervento, occorre fare delle ricerche e dei test molto accurati, perché potrebbero presentarsi spiacevoli effetti collaterali”, ha sottolineato Patrizia Caraveo.
La lotta contro il cambiamento climatico, dunque, deve inevitabilmente svilupparsi su più fronti. “A proposito dell’energia, sole e vento vanno benissimo, così come va benissimo l’energia idroelettrica. Io credo moltissimo nelle energie alternative, ma sono altrettanto convinta dell’utilità e delle potenzialità del nucleare”, ha concluso. L’importante, dunque, è non restare fermi.