Da giorni si parla parecchio della scuola comprensiva Iqbhal Masih di Pioltello, in provincia di Milano, che ha deciso di chiudere e sospendere le lezioni il 10 aprile, in occasione della fine del Ramadan, il mese di digiuno della religione musulmana, avvalorato oggi dal parere della Diocesi milanese. Un caso attorno al quale è scoppiato un vero e proprio putiferio, tra sostenitori ed oppositori che si scontrano per far valere una o l’altra ragione.
La Diocesi di Milano nella persona di Roberto Pagani (diacono permanente che dal 2013 è responsabile del Servizio ecumenismo e dialogo interreligioso), parlando della scuola chiusa per Ramadan a Pioltello si è detta “a favore di questo gesto“, sottolineando che “come i mussulmani in Italia condividono e festeggiano insieme a noi Cattolici il Natale e la Pasqua, trovo bello che un’iniziativa di dialogo interreligoso parta da una scuola, che si fa promotrice della creazione di un ponte tra giovani che a casa vivono fedi differenti”. Riguardo alla giustificazione data dal preside della scuola chiusa per Ramadan a Pioltello, la Diocesi ha evinto che “c’è un lavoro dietro la scelta che punta ad aiutare i ragazzi a conoscere la cultura e la religiose di loro compagni di banco. Se non prendiamo la strada della conoscenza reciproca e del rispetto, gli integralisti diventiamo noi“.
Pioltello, scuola chiusa per Ramadan: il commento del preside
Differente da quella della Diocesi, invece, la maggior parte delle altre posizioni espresse sulla scuola di Pioltello chiusa per Ramadan. Il vicepremier Matteo Salvini, infatti, ha denunciato “l’islamizzazione” del Paese, mentre il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha dichiarato di aver avviato “con gli uffici competenti una verifica delle motivazioni di carattere didattico che hanno portato a deliberare la deroga al calendario scolastico”. Il riferimento alle parole del preside della scuola di Pioltello chiusa per Ramadan citate dalla Diocesi, invece, riguarda la posizione secondo cui “negli anni scorsi si presentavano a scuola solo tre o quattro bambini di fede islamica”, trattandosi per loro di “una festa molto importante” che sono peraltro soliti condividere con i loro “compagni italiani, che partecipano per rispetto e amicizia“.