Fabio Zanello è morto: era il fratello del rapper Piotta
Grave lutto per il rapper Piotta alias Tommaso Zanello che ha perso il fratello Fabio. La triste notizia è stata annunciata dallo stesso rapper attraverso i social dove ha condiviso una foto di Fabio accompagnata dalla seguente didascalia: “Per molti eri il Professore. Per tutti eri Fabio. Solo per me eri il mio fratellone. Fai buon viaggio attraverso il Bardo. Con tutto l’amore che posso!” Piotta ha poi dedicato al fratello dei versi inclusi in uno dei libri curati proprio da Fabio Zanello: “‘Prima la terra si dissolve in acqua, l’acqua poi si dissolve in fuoco. Il fuoco si dissolve nell’aria, e l’aria poi si dissolve nella coscienza. Quella stessa coscienza allora entra nella Chiara Luce’ (dal libro a cura di Fabio Zanello “Testi tibetani sul viaggio dopo la morte”)”.
Al dolore si sono uniti vari artisti che hanno commentato la notizia sotto il post. Tra questi Roy Paci: “Fratello ti sono vicino”, e i 99 Posse: “Ti siamo vicini a te ed alla tua famiglia! Ti vogliamo bene e ci stringiamo forti a te in questo triste momento”.
Chi era Fabio Zanello, fratello del rapper Piotta
Fabio Zanello (Roma, 1963), si è laureato in Lettere all’Università «La Sapienza» di Roma. In Italia e all’estero ha condotto studi su testi di René Guénon, Ananda C. Coomaraswamy e Titus Burckhardt. Suoi racconti e articoli sono apparsi sulle riviste «Erre!», «Zero in Condotta», «Blue», «l’Ostile» e «’tina». Era inoltre autore di varie pubblicazioni tra libri e articoli. Piotta cita nel suo ricordo proprio un libro scritto dal fratello Attraverso il Bardo.
Nella descrizione del libro si legge: “L’argomento della morte è sempre complesso e molto discusso, poiché si tratta del tentativo di dare una risposta a un evento senza pari nell’esistenza umana. Per il credente di ogni religione, il destino dopo la morte costituisce il più grande enigma dagli albori dell’umanità. Se nelle religioni rivelate questo destino è affidato alla volontà di Dio, nel buddismo tibetano questo momento esiziale è invece nelle mani dell’individuo stesso. In un labirinto di luci e apparizioni, la strada per la liberazione dell’anima si manifesta ad ogni passo, insieme alla ricaduta nelle spire dell’esistenza. Ma ricordandoci sempre che tutto ciò che appare è, in realtà, lo specchio di noi stessi e della nostra mente, condizionata dalle vite passate e dalle tendenze. Una serie di testi fondamentali corollario al celebre Libro Tibetano dei Morti, in cui la cultura tibetana torna ad esprimere tutta la sua arcana sapienza. Ma, soprattutto, il suo essere al servizio dell’uomo e della sua libertà d’azione, di fronte ad un dio e ad un mistero considerati nient’altro che il prodotto della sua stessa mente”.