Il sindaco del comune di Nardò, Pippi Mellone, è stato condannato dal tribunale a risarcire la famiglia Siciliano, dopo una frase proferita durante un consiglio comunale di due anni fa. Come riferito da quotidianopuglia.it nella giornata di ieri, il primo cittadino, a marzo del 2019, si rivolse al consigliere di minoranza Lorenzo Siciliano, dicendo tali parole: «Lei è il figlio del male assoluto», riferendosi al padre dello stesso consigliere, Giovanni, ex sindaco proprio del noto paese in provincia di Lecce (Puglia).



«Pagliaccio quella discarica porta il nome della tua famiglia», aveva poi aggiunto il primo cittadino, riferendosi alla querelle della discarica di Castellino. Secondo il giudice monocratico della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce, Fabrizio Malagnino, tali dichiarazioni sono state ritenute meritevoli di condanna in quanto gravemente diffamatorie, di conseguenza Mellone dovrà pagare 800 euro di multa più le spese processuali, oltre ad una provvisionale di 12.000 euro destinata ai genitori di Siciliano. Il giudice, inoltre, ha rinviato al civile la quantificazione di eventuali danni in più.



CONDANNATO IL SINDACO DI NARDO’, PIPPI MELLONE: ECCO IL DISCORSO COMPLETO VERSO IL SICILIANO

Il giudizio è avvenuto in primo grado, di conseguenza Mellone potrà fare ricorso in Appello ed attendere poi eventualmente la Cassazione, ma in ogni caso, come ricorda quotidianopuglia.it, riaccende il dibattito politico “in una città già molto vivace, come Nardò, finita più volte sulle pagine delle cronache nazionali proprio per le iniziative o le invettive del sindaco Mellone”. «Ho avuto fin troppa pazienza con lei, figlio di papà – disse precisamente a marzo 2019 il sindaco, rivolgendosi a Siciliano – lei è il figlio del male assoluto, lei è il figlio del male. La discarica di Castellino porta il nome della tua famiglia. La responsabilità della discarica di Castellino è vostra. Non parlate di discariche perché siete colpevoli in questa città, la gente sa cosa siete».



Il giudice Malagnino nel dispositivo commenta: «E’ evidente la carica lesiva della dignità delle vittime insita nell’accertata aggressione verbale di cui si discute: delle stesse sono stati violati, in modo grave e violento, i più sensibili ed intimi aspetti della personalità, della sfera intima e professionale e quella degli affetti familiari, sino ad essere addirittura descritte come il male assoluto».