Pippo Baudo ha ricordato attraverso le colonne del quotidiano “La Repubblica” la figura di Piero Angela, recentemente scomparso. Un mito che ne celebra un altro, ma, per Baudo, Angela era qualcosa di più: “Era un simbolo del servizio pubblico, la Rai gli deve tanto e spero che gli venga intitolato uno studio. Tutta l’Italia deve essergli grata, è entrato nelle case preoccupandosi che nessuno rimanesse indietro. Ha saputo trasmettere la passione per la scienza ai ragazzi. Ci siamo frequentati, era un grande intellettuale, eclettico: giornalista, scrittore, innamorato della scienza. Ma aveva una vena artistica, era un bravo musicista, un pianista jazz”.
Peraltro, Pippo Baudo ha anche raccontato di avere suonato a quattro mani il pianoforte con Piero Angela e, essendo le braccia dello storico conduttore del Festival di Sanremo più lunghe di quelle del divulgatore televisivo, il risultato fu stupefacente. Ma Piero Angela “era diverso da tutti per la sua cultura eccezionale. Credeva nella divulgazione scientifica, combatteva le fake news, voleva che il pubblico fosse sempre informato. In tv usava un linguaggio chiaro, diretto. Sapeva parlare ai giovani, che infatti lo seguivano. Mi affascinava il suo modo di rendere facili anche le cose complesse. Credeva nel futuro, divulgando la scienza sperava di poter migliorare il Paese”.
PIPPO BAUDO: “PER PIERO ANGELA L’ETÀ RAPPRESENTAVA UN OSTACOLO”
Sempre su “La Repubblica”, Pippo Baudo ha evidenziato che Piero Angela non ha mai ceduto alle lusinghe della televisione commerciale e, se si trovasse di fronte al figlio Alberto, gli direbbe che “è già sulla buona strada. Chiamarsi Angela è un onore, ma anche una grande responsabilità. È un nome forte, pesante, che rappresenta tanto. Alberto ha seguito le orme del padre e lo ha fatto con grande bravura”.
Il rapporto di Piero Angela con i premi, invece, non era proprio idilliaco: Pippo Baudo ha infatti spiegato che i riconoscimenti “gli davano l’idea di qualcosa di conclusivo. Invece Piero era sempre proiettato nel futuro, aveva un’intelligenza viva e coltivava la curiosità. Penso che per una persona come lui, che guardava sempre avanti, l’età fosse un ostacolo. Faceva progetti, era giovane. Aveva una visione della vita e della morte laica. Lo ha sempre guidato la scienza, sapeva ironizzare anche sulla morte. L’aveva definita una scocciatura”.