Il Decreto Covid che entrerà in vigore il 7 aprile prossimo non dovrebbe prevedere ancora alcuna riaperture delle attività chiuse ormai da mesi come piscine, teatri, palestre, cinema, musei, oltre che ovviamente bar e ristoranti. Il lockdown e la zona rossa-arancione restano ancora i punti cardine del nuovo Decreto del Governo Draghi, come già anticipato in conferenza stampa dal Premier stesso venerdì scorso: se però è vero che – su spinta della Lega e del Cdx – si tenterà un approccio di riapertura graduale dalla metà aprile in poi, alle aziende e imprese di quei settori martoriati dal lockdown non bastano più le promesse.



«Tutti fermi fino a fine aprile, palestre e piscine chiuse. Ma sono certo che il 7 aprile molte palestre riapriranno: non hanno più niente da perdere, anche contro le norme. Dei verbali non frega più niente a nessuno, ora è questione di sopravvivenza»: a parlare con l’Adkronos è il presidente dell’Anpals, l’associazione nazionale delle palestre e strutture private sportive, Giampiero Guglielmi. Chiusure ancora per tutto aprile non sono più sostenibili secondo le categorie, come conferma anche la nuova sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali parlando con le società sul piede di guerra «Vezzali ha parlato di palestre considerate ‘pericolose’, ammettendo di aver registrato, in una riunione al Ministero della Salute, un muro in riferimento alle ipotesi di riaperture. Basta con il terrorismo psicologico, i centri sportivi sono luoghi sicuri» (spiega alla Gazzetta il presidente dell’Asi Claudio Barbaro).



LA RIVOLTA DELLO SPORT CONTRO IL DECRETO

La situazione per piscine e palestre in particolare è drammatica dato che in un anno i giorni di apertura effettiva non arrivano neanche a 3 mesi pieni di aperture: «Per il 40% le strutture sono già scomparse, e per la ridicola riforma dello sport che mira al miglioramento delle condizioni lavorative resterà a spasso il 90% dei lavoratori. Per il governo evidentemente l’attività fisica non è fondamentale e sta distruggendo il settore. Ma il problema è che gli italiani sono già ammalati, in testa e fisicamente, l’obesità è al 40%. I vaccini serviranno a poco, in questo stato di cose: potrei ormai anche fare un appello a tutti ad andare in bici o a piedi sempre, a riguardarsi e muoversi in autonomia. Ma guardo al fatto che la politica sta distruggendo lo sport di base», attacca ancora il n.1 delle palestre private.



Lo Stato non si fida delle strutture sportive, che sono controllate e monitorate, e continua a tenerle chiuse «a prescindere mentre i contagi avvengono in altri contesti. Una situazione inspiegabile e ora c’è aria di rivolta. Conosco chi ha perso 150.000 euro e ne ha ricevuti 5.000: ma di che stiamo parlando? Riapriranno dal 7 aprile, verbali o no», si sfoga Guglielmini. Molto duro anche il presidente della Federnuoto, Paolo Barelli, raggiunto sempre dall’Adnkronos: «Impianti sportivi fermi fino a fine aprile? Se la cosa dovesse davvero essere così sarà un vero disastro, per lo sport italiano e per l’attività motoria. Gli impianti falliranno e i figli e nipoti dei ministri e parlamentari diventeranno dei ciccioni malaticci. Credo che la reazione dei gestori sarà veramente forte, sono alla canna del gas […] E’ il settore più bistrattato del paese, la neve ha avuto 700 milioni di rimborsi, il turismo qualcosina, poca roba per commercio e ristorazione, per lo sport praticamente nulla e i gestori vanno avanti con le quote istituzionali».