Dei Pitura Freska si parla questa sera, nel corso del nuovo appuntamento con Techetecheté. Di certo rivivremo l’esordio a Sanremo e chissà che non si parli anche del loro primo album ufficiale, realizzato con la Psycho Records e distribuito dalla BMG nel 1991. Il disco porta il titolo di “Na bruta banda” e comprende anche il loro primo successo, Pin Floi. Si tratta di un brano scritto nel 1989 e inserito nell’audiocassetta Ossigeno. La canzone racconta l’esperienza vissuta del cantante Sir Oliver Skardy che non riuscì a raggiungere l’area del concerto dei Pink Floyd a Venezia, un evento organizzato durante la festa del Redentore del 1989. Un impedimento, come ricorda wikiwand.com, nato per colpa dell’eccessiva confusione e dello sciopero dei trasporti pubblici locali capitato proprio in concomitanza al concerto. (Aggiornamento di Anna Montesano)



I PITURA FRESKA E IL RAGGAE

Tra i gruppi musicali protagonisti al Festival di Sanremo oggetto della puntata di Techetechetè in onda oggi sui Rai Uno non potevano mancare anche i Pitura Freska. Attivi tra il 1978 e il 2002, questi musicisti originari di Venezia e legati a Marghera erano soliti portare in scena brani di genere reggae e talvolta rock, con testi quasi sempre in veneziano. Il grande pubblico fa la conoscenza della band lagunare in particolare nel biennio compreso tra il 1996 e il 1997: il singolo “Crudele” si afferma infatti nelle radio e al juke-box come il tormentone dell’estate, ma è il Festival di Sanremo, come spesso accade in Italia, a consacrarli. L’irriverente e ironico “Papa nero”, portato all’Ariston finisce per entusiasmare il pubblico in sala e a casa. Merito di quel ritornello che ha fatto storia: “Sarà vero?/dopo Miss Italia ‘ver un papa nero/no me par vero/un papa nero/ che ‘scolta łe ‘me canxon in venexian/ma ch’el ‘xé nero african”.



PITURA FRESKA: VIDEO “PAPA NERO” A SANREMO

Eppure non tutti conoscono la storia alla base del nome Pitura Freska. A svelarlo è stato anni addietro il vignettista Sandro Maso (detto Ciaci el Kinder), che racconta: “Sarà stato il 1981, c’era la Festa del sole in Campo Santa Margherita a Venezia, organizzata dagli anarchici. Mi ricordo che c’era anche Veronelli, per i vini, figurati. La band non aveva un nome, ma ne serviva uno per salire sul palco. Mi ricordai allora di un film di Stanlio e Ollio che in una scena dovevano arrampicarsi sul muro di un cimitero e salivano lungo un palo in cima al quale c’era un cartello con la scritta: “wet paint”, vernice fresca. Mi sembrò una bella metafora della vita che ti sporca i panni prima di scavalcare il fatidico muro del cimitero. Il nome Pitura Freska salta fuori da lì. Dirò di più, il primo concerto in Campo Santa Margherita è stato fatto proprio dai Wet Paint e c’era Skardy di sicuro perché mi ricordo che è caduto suonando dal palco e lo hanno preso e ributtato su al volo. Ciuke non c’era. In seguito, con il nome Wet Paint (che già veniva solitamente tradotto Pitura Freska) suonammo nelle scuole, allo storico centro sociale di Marghera e in qualche club di Mestre. Lo stile, battezzato porno rock, ricordava gli Skiantos e, molto alla lontana, Frank Zappa. C’era già il reggae, ma solo come citazione. Poi c’è stato il concerto di Bob Marley a Milano nel 1980 e da lì Skardy è tornato innamorato del reggae e io a quel punto ho chiuso l’esperienza con i Pitura Freska. Non mi interessava il reggae”.

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