La Cgil fa più politica che sindacato? Per Maurizio Landini non la vive come un’accusa, anzi nell’intervista alla Stampa rivendica che il sindacato nella sua storia abbia «sempre fatto politica». Si tratta di un sindacato confederale che lotta in difesa dei diritti e dei redditi dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e delle donne, oltre che per scuola, sanità e stato sociale degni. «Ora vogliamo abolire quelle leggi balorde che hanno reso povero e precario il lavoro e la vita delle persone», annuncia il segretario generale della Cgil. Eppure, dagli ultimi dati emerge che l’occupazione è ai massimi storici e sono aumentati anche i contratti a tempo indeterminato. Ma Landini li contesta. «L’occupazione aumenta anche perché le persone vanno sempre meno in pensione». Inoltre, non riscontra cambiamenti per quanto riguarda giovani e donne.
Per quanto riguarda i contratti attivati l’anno scorso, «solo il 16 per cento è a tempo indeterminato, tutti gli altri sono a termine, stagionali, intermittenti». Landini tira poi in ballo Amazon, i cui lavoratori assunti prima del 2015 hanno la tutela del licenziamento illegittimo, mentre gli altri no. «I lavoratori non devono essere né precari, né ricattabili, ma cittadini liberi anche nei luoghi di lavoro. Secondo punto: se Amazon ha fatto tutti quegli investimenti in Italia è perché evidentemente c’era lo spazio di mercato per farli. Non è certo una questione di tutele dai licenziamenti, a meno che non si voglia continuare a competere sulla riduzione dei diritti e del costo del lavoro».
“MELONI SMETTA DI FARE INCONTRI FRINTI”
Altro tema delicato è quello del rinnovo del contratto tra pubblico e privato, atteso da circa 12 milioni di Italia. Maurizio Landini nega che la Cgil non sia in grado di farsi valere, anzi parla di «risultati importanti per bancari, nel commercio, energia, alimentaristi e grafici». Ma ci sono molte questioni aperte, compreso il settore pubblico che è senza contratto da tre anni. In quest’ultimo caso, la controparte è il governo. «Il governo ha stanziato risorse che bastano appena a coprire il 5 per cento di inflazione, a fronte di una perdita di potere d’acquisto cumulata del 17. Dove andiamo con questi numeri?». Per Landini vanno aumentati i salari e innovati i prodotti. «Abbiamo chiesto di detassare gli aumenti contrattuali, di fare una legge sulla rappresentanza, anche per abolire i contratti pirata ed introdurre il salario orario minimo, di non concedere incentivi pubblici a chi non rinnova i contratti nazionali. Tutto ciò aiuterebbe nelle trattative, ma per ora il governo va in un’altra direzione».
Parlando di risorse, c’è la questione dei conti pubblici. Riguardo l’eventualità di un incontro con la premier Giorgia Meloni per scongiurare lo sciopero, il segretario della Cgil l’attacca: «Dovrebbe anzitutto smettere di fare incontri finti, o di voler decidere di confrontarsi con chi le fa comodo. È da un anno che contestiamo la delega fiscale. Nel frattempo il governo ha fatto dodici condoni, reintrodotto il concordato preventivo, alzato il reddito per la tassa piatta degli autonomi. Occorre una vera progressività su tutta la capacità contributiva, tassare gli extraprofitti delle imprese e le rendite finanziarie. Invece continua a tollerare fenomeni di evasione di massa».
“GOVERNO CONVOCHI STELLANTIS. PATENTE A PUNTI? UNA PRESA IN GIRO”
Maurizio Landini ne ha anche sull’evasione fiscale, perché ritiene che non sia scesa per merito del governo Meloni. «Mancano ancora all’appello ogni anno ottanta miliardi di euro, e il peso dell’Irpef è quasi tutto sulle spalle dei lavoratori dipendenti e dei pensionati». Nell’intervista alla Stampa accusa il governo di non avere una politica industriale, critica la vendita della rete Tim: «Parlano di privatizzazioni solo per fare cassa, sulla ex Ilva non si intravede una via d’uscita, e chiediamo da tempo che il numero uno di Stellantis Carlos Tavares sia convocato per avere garanzie occupazionali e investimenti senza i quali la presenza in Italia è in discussione».
Alla luce di tutto ciò, il 12 aprile ci sarà uno sciopero a Torino di tutti i sindacati metalmeccanici. Landini non è neppure convinto della bontà della patente a punti: «Quella norma è una presa in giro, perché è limitata all’edilizia e dovrebbe bloccare sul serio le imprese che non rispettano le norme di sicurezza: se la caveranno con qualche corso di formazione». Il problema per Landini è un altro: «La responsabilità sugli infortuni deve essere in capo all’azienda che appalta».