GLI OSTAGGI IN TERRA SANTA E LA PROPOSTA DEL PATRIARCA PIZZABALLA

Il Patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, si dice pronto a offrirsi come eventuale scambio per liberare i bambini ostaggi di Hamas da oltre una settimana: lo ha detto il porporato in una intervista online con un gruppo di giornalisti per aggiornare lo stato delle cose in Terra Santa, con la guerra che imperversa e con il timore di un allargamento del conflitto con l’eventuale invasione della Striscia di Gaza. «Se sono pronto ad uno scambio? Qualsiasi cosa, se anche questo può portare alla libertà e riportare a casa quei bambini nessun problema. Da parte mia disponibilità assoluta», ha detto il cardinale Pizzaballa davanti alla domanda sulla possibilità di offrirsi per uno scambio atto a liberare i bambini ostaggio di Hamas.



Parlando delle forti preoccupazioni per il destino della popolazione in Terra Santa – tanto palestinesi quanto israeliani – Pizzaballa sottolinea come i principali timori siano sostanzialmente due: «il primo è, in seguito all’operazione di terra, non so come si chiami, la crisi umanitaria molto più grave che si creerà. Questo è il primo timore, perché senz’altro ci saranno tantissime vittime». L’altro timore invece è che la guerra in Israele diventi un completo conflitto regionale, che comprenda non solo Gaza o la West Bank ma anche il Libano: «poi il mondo islamico si potrebbe accendere, tutti i paesi arabi: non so, è molto difficile prevedere gli sviluppi, ma il timore di un’espansione regionale sono reali, e non lo dico soltanto io».



“VATICANO DISPONIBILE ALLA MEDIAZIONE”. MA ISRAELE CRITICA LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO…

Sulla possibile mediazione del Vaticano, il Patriarca ha confermato l’impulso dato da Papa Francesco e dalla diplomazia della Santa Sede già negli scorsi giorni: «abbiamo dato la disponibilità almeno per cercare di far ritornare gli ostaggi, almeno una parte di loro, questo si sta cercando. E’ molto difficile perché per una mediazione bisogna avere degli interlocutori. E in questo momento con Hamas non si riesce a parlare».

Ieri il Vaticano con il Segretario di Stato cardinale Parolin ha sottolineato la piena disponibilità della Santa Sede a collaborare e mediare per la liberazione degli ostaggi, anche se non è bastato per placare il “fastidio” di Israele nei confronti del Santo Padre. Il ministro degli Esteri Eli Cohen ha contestato presso il segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede Paul Gallagher, facendogli presente che Israele «si aspetta che il Vaticano esprima una condanna chiara e inequivocabile delle azioni terroristiche omicide dei terroristi di Hamas che hanno colpito donne, bambini e anziani per il solo fatto di essere ebrei e israeliani». Quello che Tel Aviv ritiene inaccettabile è che il Papa sia intervenuto «con preoccupazione soprattutto per i civili di Gaza, mentre Israele sta seppellendo 1.300 persone assassinate».



A onor di cronaca, Papa Francesco da giorni intima l’intera comunità internazionale a far terminare la guerra in Terra Santa: prima condannando pienamente l’attacco del terrorismo di Hamas contro civili inermi (deprecando anche la presa degli ostaggi) e poi ieri all’Angelus ha aggiunto «Rinnovo l’appello per la liberazione degli ostaggi. Chiedo con forza che i bambini, i malati, gli anziani, le donne e tutti i civili non siano vittime del conflitto. Si rispetti il diritto umanitario, soprattutto a Gaza, dove è urgente e necessario garantire corridoi umanitari e soccorrere tutta la popolazione». Confermata intanto per domani, 17 ottobre 2023, la Giornata di preghiera e di digiuno per la pace in Terra Santa, invocata dal Patriarca Pizzaballa e raccolta da Papa Francesco per l’intera Chiesa mondiale.