Non c’è un dopo a cui pensare, ma un’emergenza su cui attivarsi. Questa la linea del cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini. Durante il programma “Amici e Nemici – l’informazione della settimana“, condotto da Lucia Annunziata e Daniele Bellasio su Radio24, a proposito del conflitto in corso tra Israele e Hamas, precisa che ci sono contatti in corso con il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani e il Dipartimento di Stato Usaper capire che cosa si può fare dal punto di vista umanitario“. Il lavoro della Chiesa, la cui posizione può apparire equidistante e infruttuosa, è delicato, perché non cede al gioco delle due narrative, della contrapposizione. “Tutti e due sono parte della mia attività, del mio servizio. Ed è chiaro che in questo contesto di grande lacerazione, di grande tensione, anche se non porterai a casa alcunché, sarà però importante essere la voce che crede che sia possibile fare qualcosa insieme“.



Il compito di Pizzaballa è quello di “essere voce, di lavorare per la giustizia, ma anche di dire le cose con chiarezza“. Infatti, mentre il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ha ricordato il ruolo di mediazione della Chiesa, in particolare sul fronte umanitario, Pizzaballa evidenzia: “La disponibilità c’è senz’altro, non si discute, ma in questo momento, ripeto, in questo preciso istante, vedo ogni possibilità di mediazione non ancora possibile perché non c’è la volontà. Manca anche l’interlocutore“.



ISRAELE-HAMAS, PIZZABALLA “PER MEDIAZIONE BISOGNA ASPETTARE”

La mediazione al momento è da escludere perché, come evidenziato da Pierbattista Pizzaballa, non c’è realisticamente un’altra parte. “Si dovrà attendere, penso, la fine delle ostilità militari, se non altro per capire con chi si potrà parlare, se c’è un interlocutore, se c’è una volontà di mediazione“. La disponibilità da parte della Chiesa comunque c’è, così come la consapevolezza della difficoltà. “È una situazione totalmente nuova per noi. La difficoltà principale subito dopo questa guerra sarà non tanto ricostruire le macerie fisiche ma quelle relazionali. In questo momento è difficile parlarsi, però anche la preoccupazione per il dopo è molto forte“. Il futuro non è un tema che comunque il Patriarca di Gerusalemme dei latini ha affrontato con la Farnesina e gli Usa, con cui è in contatto per parlare del presente, “per cercare di capire che cosa si può fare almeno dal punto di vista umanitario“, dopo lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas.



Ma Pizzaballa, come riportato dal Sole 24 Ore, spiega di aver “parlato anche della comunità cristiana di Gaza“. Riguardo il dopo ribadisce: “Credo che in questo momento nessuno stia pensando, almeno non pubblicamente, a che cosa sarà dopo“. Infine, conferma la deriva integralista della popolazione palestinese: “L’elemento religioso è sempre maggiore. Nella regione ha sempre avuto, soprattutto l’Islam, un ruolo centrale nella vita pubblica e non c’era, già prima, una chiara distinzione, come c’è in Europa, tra una sfera laica e civile e una sfera religiosa. Detto questo, però, l’elemento religioso è sempre più determinante e cresce in maniera sempre direttamente proporzionale alla fragilità dell’autorità palestinese, dell’Olp“.