Il cardinale Pierbattista Pizzaballa è tornato a parlare di pace in Terra Santa, intervenendo ad un dibattito pubblico, con un intervento che è stato riportato dal Sole 24 Ore, nel quale ha ribadito la necessità di ripartire dalla ricostruzione di una umanità contro l’odio diffuso tra due popoli e l’idea dello scontro tra civiltà che si è intensificata nel corso del conflitto. La situazione attuale, come ha confermato il Patriarca di Gerusalemme, è particolarmente difficile, soprattutto dopo l’espansione del conflitto in Libano che ha fatto entrare la guerra in una nuova fase, che era stata ampiamente annunciata già prima dell’operazione sui cercapersone di Helzbollah.
Una strategia militare che ha l’obiettivo di chiudere i conti una volta per tutte e dare una lezione, ma che ha di fatto aumentato le violenze e gli attacchi da entrambi i fronti. Questo ha aggravato anche le difficoltà della popolazione, soprattutto in Cisgiordania e a Gaza, dove in alcune zone le famiglie sono rimaste completamente senza risorse e stanno perdendo la speranza di poter vedere una luce.
“Conflitto in Libano si intensificherà, a Gaza situazione difficilissima tra povertà e malattie”
“La pace in Terra Santa va preparata a partire dalle scuole“, il Cardinale Pizzaballa nell’intervento sul conflitto tra Israele e Hamas ha sottolineato la necessità di ripartire proprio dall’educazione all’eliminazione delle idee di odio tra due popoli, per “Creare occasioni utili a costruire la fiducia“. Per mettere in pratica questa soluzione serve collaborare con le numerose istituzioni presenti sul territorio, realtà che vanno oltre la politica. Anche perchè, quello che ora prevale non è solo violenza ma mancanza di umanità.
“Ho imparato che la pace la devi preparare”, ha sottolineato il patriarca di Gerusalemme, al quale ha risposto durante il dibattito anche il Ministro Giorgetti affermando che: “Lo scambio continuo di accuse tra nemici alimenta le ideologie alla moda dello scontro di civiltà“. Sulla situazione attuale nei luoghi del conflitto, Pizzaballa ha dichiarato che le difficoltà, soprattutto a livello sanitario ed economico stanno peggiorando. In particolare a Gaza, dove sono rimasti 621 cristiani e il contesto è difficilissimo perchè: “Scarseggiano i viveri e si diffondono malattie“.