LA TERRA SANTA E LA PACE: L’INTERVENTO DEL PATRIARCA DI GERUSALEMME PATRIARCA

Impegnato da mesi nel dialogo stretto con i cristiani rimasti intrappolati nella Striscia di Gaza, il Patriarca di Gerusalemme dei Latini Card. Pierbattista Pizzaballa rappresenta una delle figure di massimo valore nella “polveriera” in cui si è trasformata la Terra Santa negli ultimi tempi. Il cardinale è poi un personaggio molto riconosciuto anche dalle altre religioni presenti a Gerusalemme e ritenuto in grado di condurre le delicate “trattative” per la pace “incaricate” direttamente dal Vaticano, come fatto intuire dopo l’udienza privata avuta lo scorso 16 gennaio con Papa Francesco in Santa Sede: «Con il Papa ci siamo aggiornati sulla situazione umanitaria della comunità cristiana a Gaza ma più in generale della Terra Santa e le possibili prospettive, per vedere se ci sono possibili canali di dialogo, per vedere almeno come fermare questa deriva che è sempre più preoccupante».



Sull’Avvenire di oggi viene pubblicato l’estratto della postfazione di Pizzaballa al libro di fra Massimo Fusarelli “Francesco d’Assisi. Una vita inquieta” dove si parla esattamente del tema cruciale della pace e di come la presenza, seppur minima, cristiana possa fare la differenza per costruire un mondo di fratellanza non utopica. Seguendo l’esempio del Santo Poverello che dialogò a suo tempo con il Sultano, «la piccola comunità cristiana di Terra Santa può fare la differenza». La pace, di cui tutti parliamo, scrive il Patriarca, sembra essere la grande estranea di questo tempo, «E avremmo bisogno anche oggi di un pazzo che, come il Poverello di Assisi, voglia “andare laggiù a predicarla e, se possibile, incontrare il sultano d’Egitto per annunciargli il Vangelo… e annunciare la pace anche qui”».



CARD. PATRIARCA: “LA DIFFERENZA CRISTIANA PUÒ COSTRUIRE, SULLA SCIA DI SAN FRANCESCO”

San Francesco sapeva benissimo che il Vangelo non avrebbe cambiato in quel momento le sorti dei “potenti” del mondo, ma è quel seme gettato nel cuore degli uomini ad aver rivoluzionato tutto: «poco alla volta, in tempi e modi che non possediamo, avrebbe portato il suo frutto. Perché il Vangelo è tutto e il mondo è nostro, se non ci appesantiamo con i pensieri terreni… È il prezzo da pagare per la felicità». Il Vangelo in Terra Santa, spiega il Card. Pizzaballa, è l’incontro fraterno per parlare di pace e libertà: «Non gli sembrò strano per San Francesco decidere di incontrare il sultano, il nemico da eliminare. Una pazzia, in effetti, per quei tempi, che però ancora oggi ricordiamo e celebriamo. Perché quella che chiamiamo pazzia, in fondo, è anche il desiderio che abita il cuore di ogni uomo, in ogni tempo: il desiderio della pace».



Il metodo indicato dal viaggio di Francesco in Terra Santa va incontro a quanto serve anche oggi con la sanguinosa guerra allargata a gran parte del Medio Oriente: «il metodo è l’incontro. Promuovere, ricercare, costruire, custodire il desiderio di incontro. In fondo, se ci pensiamo bene, vuol dire vivere seriamente il Vangelo, e assumerlo come criterio fondamentale per le scelte di vita. Come lo fu per Francesco». La pace vera è quella che si può costruire sul sincero desiderio di incontro, di fratellanza e accoglienza e richiede in modo necessario un cammino di conversione: come ribadisce il Patriarca di Gerusalemme, la conversione passa dal cambiare il proprio modo di pensare e liberare il cuore «cuore dallo spirito di violenza, conquista e rivalsa. La pace esige anche che si faccia verità nelle relazioni, che si arrivi a riconoscere il male compiuto e subito, cosa mai facile e sempre dolorosa. Ma la verità diventa completa quando incontra anche il perdono. Sono necessari l’uno all’altra».

La piccola comunità cristiana può fare ben poco in termini di “trattative” per la pace, ma questo non toglie quel metodo francescano, unico in grado di costruire per davvero in contesti di guerra come la Terra Santa: «cuore dallo spirito di violenza, conquista e rivalsa. La pace esige anche che si faccia verità nelle relazioni, che si arrivi a riconoscere il male compiuto e subito, cosa mai facile e sempre dolorosa. Ma la verità diventa completa quando incontra anche il perdono. Sono necessari l’uno all’altra». La differenza cristiana, conclude Pizzaballa nella postfazione al saggio su San Francesco, consiste non tanto nelle nostre forze o nel prestigio di chi dialoga: «La differenza cristiana sta nelle nostre scelte di riconciliazione, di dialogo, di servizio, di vicinanza, di pace. Per noi l’altro non è un rivale, è un fratello. Per noi l’identità cristiana non è un baluardo da difendere, ma una casa ospitale e una porta aperta sul mistero di Dio e dell’uomo, dove tutti sono benvenuti. Noi, con Cristo, siamo per tutti». Otto secoli fa San Francesco insegnò al mondo quella “insolita pazzia” legata al Vangelo, nell’incontrare il “nemico”: «Sta a noi, ora, decidere se scegliere con coraggio di vivere questa evangelica follia», conclude il cardinale italiano.