Il Plaquenil è solo l’ultimo del lungo elenco di farmaci in via di sperimentazione per sconfiggere il coronavirus, o comunque, ridurne gli effetti sulle persone che colpisce. Ne ha parlato ieri sera il noto divulgatore scientifico, il professor Roberto Burioni, durante la trasmissione Che Tempo Che Fa, sulla Rai. Lo stesso luminare aveva spiegato la possibile efficacia del Plaquenil anche su un articolo recente di Medicalfacts.it, quotidiano online di settore, articolo in cui lo stesso prof. si era rivolto così ai lettori: “Non correte a comprare il Plaquenil e non assumetelo di testa vostra: mentre l’efficacia non è ancora certa, gli effetti collaterali del farmaco sono comunque possibili”. Burioni aveva specificato in quell’occasione che se lo studio clinico confermasse che il Plaquenil fosse utile associandolo a profilassi e terapia, “avremmo fatto un passo verso il ridimensionamento di questo virus. Quanto grande sarà questo passo non possiamo saperlo – aveva poi concluso – ma è di questi passi che è fatto il ritorno alla vita normale”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
PLAQUENIL CONTRO CORONAVIRUS? BUONE SPERANZE DA VECCHIO FARMACO
Nuove speranze contro il Coronavirus potrebbero giungere da un vecchio farmaco antimalarico. E’ quanto trapelato dal laboratorio di virologia al San Raffaele di Milano dove sono stati eseguiti test in laboratorio su Plaquenil, un farmaco usato da quasi 70 anni contro la Malaria. Dai test i risultati finora sono stati definiti incoraggianti come annunciato dal virologo Roberto Burioni sul suo sito Medical Facts. Come ricorda l’esperto, nel 2005 “alcuni ricercatori statunitensi si sono accorti” che il farmaco in questione “aveva in laboratorio una forte attività antivirale contro il coronavirus responsabile della SARS, sparito nel 2004. Siccome l’attività antivirale era diretta contro un virus non più esistente la notizia era passata inosservata. Naturalmente quando è saltato fuori questo nuovo virus, cugino di quello della SARS, molti hanno pensato di utilizzare il Plaquenil per curare questa infezione”. Non è ancora del tutto chiaro se tale farmaco sarà o meno concretamente efficace né si conoscono i meccanismi con i quali il Plaquenil bloccherebbe la replicazione del virus. Burioni ha aggiunto: “molti ricercatori hanno pensato di studiare l’effetto del Plaquenil sul nuovo coronavirus in laboratorio, tra questi noi”. Risultati positivi sarebbero emersi somministrando il farmaco sia prima che dopo l’infezione. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“DA USARE PRIMA E DOPO INFEZIONE”
La diffusione del coronavirus rallenta e gli scienziati guadagnano tempo prezioso per la ricerca. La conferma arriva da una ricerca a cui sta lavorando il virologo Roberto Burioni. Ospite di “Che tempo che fa” su Rai 2, ha dato indicazioni importanti sugli studi condotti sul Plaquenil idrossiclorochina, un farmaco in compresse normalmente usato per curare l’artitrite reumatoide e che si è dimostrato in grado di bloccare l’infiammazione che causa l’insufficienza respiratoria. «Sembra essere efficace, i dati che stanno arrivando sono abbastanza sorprendenti». Per Burioni è una «strana sorpresa», perché si usava per la malaria. Nel 2005 fu già valutato come efficace per inibilare la replicazione del coronavirus della Sars. Ma la cosa finì nel dimenticatoio perché quel virus si era estinto. Ora è stato recuperato e lo si sta sperimentando. «Per questo è importante isolare il virus. Così in laboratorio possiamo prendere il virus, farlo replicare nelle cellule e col farmaco accorgerci se la distruzione delle cellule viene inibita».
PLAQUENIL CONTRO CORONAVIRUS: BURIONI PRESENTA STUDIO
Roberto Burioni ha rivelato che la sperimentazione è stata condotta anche nel laboratorio in cui lavora al San Raffaele. «Siamo riusciti a dimostrare in questo studio una cosa particolare». Il docente dell’università Vita-Salute San Raffaele ha spiegato che il Plaquenil è stato somministrato prima e dopo l’infezione. «Può essere utile come prevenzione e cura. Questo ci fa capire che quando ci sarà uno studio clinico, e lo faremo subito, potremo includere delle persone a rischio a cui dare questo farmaco anche prima e poi vediamo cosa succede». Il virologo comunque ne ha parlato con prudenza: «Questo è un punto di partenza, non di arrivo. L’efficacia non è certa, invece gli effetti collaterali sì. Ma è già una buona notizia». E infatti l’Aifa aveva concesso nei giorni scorsi l’uso off label, quindi fuori dalle indicazioni, dell’idrossiclorochina, farmaco antimalarico usato anche come antireumatico. A proposito invece dei numeri di oggi: «Cominciano ad essere meno negativi. Stiamo raccogliendo il frutto del nostro comportamento. Non possiamo predire il futuro, ma la situazione sta rallentando. E questo deve portarci a persevare nei sacrifici. Stiamo guadagnando del tempo, questo è utile per organizzarsi e tornare a lavorare in sicurezza. Ma questo tempo serve anche per la ricerca».