Il plasma funziona davvero contro il Coronavirus? I numeri tendono a indicare una risposta affermativa, come emerge dalla sperimentazione eseguita su 80 pazienti del Policlinico “San Matteo” di Pavia e dell’ospedale “Carlo Poma” di Mantova, i cui risultati hanno fatto registrare un successo sperato, ma forse dalla percentuale inaspettata: 100% di guarigioni. Come ha riferito ai microfoni del periodico “Sanità Informazione” il presidente del “San Matteo”, Alessandro Venturi, l’intuizione avuta dall’infettivologo Raffaele Bruno (coadiuvato dal professor Cesare Perotti) ha consentito di individuare finalmente “la chiave per curare i malati. Si tratta di un’antichissima terapia che si basa sull’immunizzazione passiva attraverso un vaccino o attraverso l’infusione di anticorpi specifici per il virus che si vuole combattere e che in qualche modo facilitano la risposta del sistema immunitario”. L’iniezione di plasma si pratica oggi soltanto in ospedale, ma, in prospettiva, questi anticorpi neutralizzanti potrebbero essere concentrati in fialette ed essere somministrati anche al di fuori dei nosocomi.



PLASMA FUNZIONA CONTRO CORONAVIRUS? PARE DI SÌ, “MA IL VACCINO SARÀ ESSENZIALE”

Nel suo intervento sulle colonne di “Sanità Informazione” il dottor Venturi ha rivelato che a breve la terapia a base di plasma estratto da donatori consenzienti guariti dal Coronavirus esordirà anche a Padova, in Toscana e in Piemonte e, dunque, le scorte attuali potrebbero scarseggiare a fronte di una richiesta più elevata rispetto ai numeri di partenza. “Stiamo lavorando per stoccare e creare una scorta di plasma per fare fronte a un’eventuale seconda ondata di diffusione del Covid-19 e avere un’arma a disposizione per fronteggiare l’emergenza”, ha fatto sapere Venturi, il quale però ha tenuto a precisare che non si potrà in futuro prescindere dalla messa in vendita di un vaccino: “Sarà essenziale a livello mondiale – ha asserito –. Il problema è che arriverà nel tempo, perché occorre lavorare in maniera seria e sicura. La plasmaterapia è efficace in questa fase, in cui non abbiamo un farmaco specifico e una protezione fisica che sarà data dal vaccino, quindi è uno strumento democratico da usare quando non abbiamo altre possibilità. Ma non bisogna porlo in contrapposizione al vaccino o ai farmaci specifici che semplificherebbero la somministrazione e la disponibilità”.

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