Il prof De Donno ha parlato oggi del plasma iperimmune, il cosiddetto “oro giallo” come lo ha definito il collega Franchini. L’esperto, ai microfoni de La Vita in Diretta ha parlato dei costi legati a questa terapia che potrebbe rappresentare una vera e propria arma contro il Coronavirus: “E’ un emocomponente gratuito, poi c’è il costo della preparazione della sacca, meno di 100 euro, molto meno di un farmaco”, ha spiegato. Ma perchè tante polemiche sull’uso del plasma come terapia? “Le polemiche le lasciamo agli altri, a noi interessava questo tipo di trattamento e adesso questa nostra azione ci sta ripagando, tanti stanno usando il plasma, questa è la nostra vittoria”, ha commentato De Donno. Parlando del plasma il medico lo ha definito come “qualcosa di democratico, viene dal popolo e ritorna al popolo è quanto di più bello e solidale che ci possa essere”. Ma in quali casi è possibile applicarlo? “Il plasma funziona anche nelle gravi insufficienze respiratorie”, ha spiegato. “I guariti sono superiori agli ammalati, occorre attuare un’importante campagna sulle donazioni, anche istituendo le banche del plasma in ogni regione”, ha chiosato, auspicando che ciò possa avvenire presto in tutta Italia. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

PLASMA IPERIMMUNE CONTRO CORONAVIRUS

Il dottor Giuseppe De Donno, direttore della struttura di pneumologia e terapia intensiva dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova, sta portando avanti la terapia con il plasma iperimmune contro il Coronavirus guidata dal Policlinico San Matteo di Pavia e ne ha parlato ieri sera a “Fuori dal coro“, la trasmissione di Rete 4. De Donno è un convinto sostenitore della plasmaterapia, che però sta incontrando forti resistenze: anche ieri sera quindi ha spiegato qual è la situazione della sperimentazione della terapia con il plasma iperimmune.

De Donno dunque ha ricordato innanzitutto che il lavoro va avanti, utilizzando il plasma iperimmune anche per trattare i pazienti anziani nelle case di riposo. Il professore ha poi ricordato anche la grande efficacia della cura: “Se il paziente viene arruolato bene, nelle fasi precoci di insufficienza respiratoria, la percentuale di riuscita nella casistica che abbiamo arruolato è quasi del 100%. Indubbiamente la cura funziona”.

Eppure per molti la terapia con plasma iperimmune non è sicura e preferirebbero una cura con prodotti farmaceutici: “Il plasma del paziente convalescente subisce molti più controlli rispetto a quelli che normalmente utilizziamo per le donazioni abituali, ed è giusto così perché sono donatori occasionali che sono guariti. Il protocollo è sicurissimo, che lascia il caso a uno su 20 milioni. Se trattassimo l’Italia intera, si ammalerebbero solo tre persone”, replica De Donno su questo tema.

DE DONNO: L’EFFICACIA DELLA TERAPIA CON PLASMA IPERIMMUNE E L’OSTRACISMO

Giuseppe De Donno ha poi sottolineato il tema della disponibilità di risorse, perché la terapia con plasma iperimmune subisce molte resistenze (non necessita di alcun prodotto farmaceutico): “Il plasma del paziente convalescente è il primo step. Noi abbiamo avuto un’idea ma eravamo in guerra, avevamo bisogno di qualcosa che potesse essere utilizzato subito e questa era l’unica strada per produrre in modo immediato qualcosa che aiutasse i pazienti a guarire. Il problema è che questa terapia si è cercato di tenerla in cantina, questa è la gravità della cosa”, accusa De Donno.

Il trattamento con il plasma iperimmune nonostante i suoi eccellenti risultati è ancora confinato a poche realtà: Nature l’ha approvato, molte ambasciate contattano il professore, ma in Italia ancora pochi ospedali ci lavorano. “Mantova e Pavia hanno dei canali preferenziali perché hanno trovato degli scienziati che hanno avuto il coraggio di sperimentarlo” e questo secondo De Donno fa capire che “non c’è equità distributiva, qualcosa che io sto chiedendo a gran voce a tutti i livelli e inascoltato”.

De Donno definisce la terapia con il plasma iperimmune una cura “democratica”, che viene dal popolo e torna al popolo e dunque il massimo della solidarietà, sempre nelle parole del professore: servirebbe dunque in ogni regione partire con le banche del plasma, modello nel caso in cui arrivassero altre pandemie. A Milano, Padova, Crema, Cremona e Pisa si sta cominciando a lavorare: la terapia con il plasma iperimmune dunque finalmente si sta allargando.

DE DONNO: IL VACCINO POTREBBE NON ESSERE LA SOLUZIONE DEFINITIVA

Giuseppe De Donno invece sottolinea che per quanto riguarda il vaccino le incognite sono ancora molte, a causa delle caratteristiche del Coronavirus: “Non lo conosciamo, è un virus mutante, anche se molti virologi dicono che non lo è. È un virus che ci frega, è un virus che non sappiamo bene che tipo di immunità noi andiamo a sviluppare, non sappiamo se tra un mese o un mese e mezzo chi è guarito avrà ancora degli anticorpi neutralizzanti. Dai primi dati che abbiamo, sembra che l’immunità contro questo virus decada molto velocemente e i pazienti che non sviluppano anticorpi contro questo virus, anche se li vacciniamo verosimilmente non svilupperanno immunità“.

De Donno non dice di no a priori al vaccino, che però potrebbe non essere la soluzione definitiva nella lotta contro il Coronavirus. Molto discusso è anche il tema della perdita di virulenza del Sars-Cov-2: De Donno su questo ha ribadito un concetto da lui già espresso nei giorni scorsi, ossia che “non abbiamo un virometro che ci dica che questo virus sta perdendo virulenza”.

Infine De Donno ha aggiunto “l’atteggiamento che ha avuto il nostro virus non è identico a quello che abbiamo visto a Wuhan, quindi vuol dire che qualcosa di diverso c’è” in termini di mutazioni.