Doccia fredda per Giuseppe De Donno, primario di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova. Il Ministero della Salute, l’Agenzia italiana del farmaco e l’Istituto superiore di sanità hanno scelto uno studio toscano come capofila della sperimentazione nazionale sulla plasmaterapia. «Ne avranno di cose da spiegare», il commento del professor De Donno a NYCanta, trasmissione Facebook a cui ha partecipato con la giornalista Maria Giovanna Maglie. La decisione lo ha sorpreso perché ritiene che così chi ha portato avanti la sperimentazione sul plasma viene messo da parte. Ricordiamo infatti il lavoro svolto a Pavia, con il protocollo della cura con plasma convalescente sui pazienti Covid, oltre a quello dell’Asst Mantova che aveva aderito subito ottenendo risultati incoraggianti. Proprio quella di oggi dovrebbe essere una giornata importante per lo studio sulla terapia col plasma iperimmune applicata a Mantova e Pavia su un’ottantina di malati di Covid-19. «Lunedì un’importante rivista scientifica sottometterà il nostro lavoro, analizzerà i nostri risultati, ci dirà se il lavoro che abbiamo compiuto è un lavoro degno di essere pubblicato su riviste di elevato impact factor, cioè di riviste importanti, di riviste cioè che fanno letteratura», ha dichiarato De Donno, come riportato da Il Riformista.
PLASMA IPERIMMUNE, DE DONNO CONTRO ISS E AIFA
Il protocollo scelto da Ministero della Salute, Aifa e Iss si chiama “Tsunami“, acronimo di TranSfUsion of coNvaleScent plAsma for the treatment of severe pneuMonIa due to SARS.CoV2. Lo avevano già adottato le Regioni Lazio, Campania, Marche e Umbria, oltre alla Sanità Militare. Dunque, è stato scelto come modello metodologico di riferimento per un nuovo studio. Ora l’Iss e il professor Francesco Menichetti, direttore di Malattie infettive a Pisa e futuro Principal Investigator della sperimentazione nazionale, stanno definendo i dettagli. La sperimentazione nazionale della plasmaterapia riceverà la validazione dell’Aifa e l’approvazione del Comitato etico dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani. Un mese fa è partito l’arruolamento dei primi pazienti guariti, che si erano resi disponibili per la donazione del plasma. Il professor Giuseppe De Donno non l’ha presa bene. «Magari non me ne sono accorto, ma la Toscana è stata più colpita dal virus che la Lombardia», ha dichiarato ironicamente. Secondo il primario di pneumologia dell’ospedale di Mantova, che si è occupato del plasma iperimmune, «questa scelta è in linea con quella precedente di Aifa di affidare a Napoli, dove non c’era un paziente Covid, la sperimentazione di un altro farmaco».
“SONO STANCO DI STARE ZITTO, NON HO NULLA DA PERDERE”
Il professor Giuseppe De Donno non ha nascosto il suo disappunto per la scelta delle istituzioni di puntare sul protocollo toscano come studio per la plasmaterapia. «Queste cose dovranno poi spiegarle ai cittadini per capire cosa sia successo. Io mi sono stancato di stare zitto, non ho nulla da perdere, e voglio dire le cose così come stanno». Intervenuto su NYCanta, in diretta su Facebook, si è lasciato andare ad un lungo sfogo: «Hanno cercato in tutti i modi di chiuderci in cantina». De Donno svela anche un retroscena su una sua ospitata televisiva: «Ci ho voluto mettere la faccia affinché si parlasse finalmente di plasma e così è successo: a volte sono stato trattato male, ma sono finito a Porta a Porta dove l’incontro critico con Ippolito costringe il conduttore a sbattermi fuori dalla trasmissione». Il professore è molto amareggiato per gli insulti ricevuti dopo il suo lavoro sul plasma iperimmune. «Mi hanno definito demente, mi hanno paragonato a Di Bella, ho ricevuto critiche feroci dai colleghi e ringrazio i mantovani (non tutti), che mi sostengono. Vado avanti, aspetto i risultati e intanto mi fa piacere che anche l’Emilia Romagna abbia fatto marcia indietro e deciso di seguire la nostra cura».