Per il momento il Governo, in particolare il ministero della Salute, resta cauto sul plasma ma in Veneto si procede spediti. Il governatore Luca Zaia oggi in conferenza stampa ha ricordato che la Regione ha effettuato per prima i test sierologica, con la cura in corso da tempo su dodici pazienti. Il presidente del Veneto ha evidenziato che le cure hanno avuto un esito incoraggiante e proprio per questo motivo nelle prossime ore verrà lanciata «una raccolta di sangue, una grande banca di sangue di pazienti che si sono ammalati e sono guariti. Abbiamo bisogno come dell’ossigeno del sangue di chi ha superato la malattia ed è guarito». Zaia ha poi messo in evidenza che «gli studi sierologici finora portati avanti vanno di pari passo con questa cura». (Aggiornamento di MB)



PLASMA IPERIMMUNE, NODO SICUREZZA E COSTI

I primi risultati in merito all’uso del plasma iperimmune su 52 pazienti con il Coronavirus sono stati considerati promettenti. Per la loro pubblicazione però, come spiega Repubblica.it, occorrerà attendere alcuni giorni. Anche in Cina, intanto, l’uso del plasma dei guariti si è dimostrato una terapia utile mentre negli Usa sono circa 4mila. Sicuramente in fatto di possibili cure al momento esistono non poche notizie, alcune delle quali presunte bufale dalle quali fare molta attenzione. In merito alla plasmaterapia, tuttavia, esistono non pochi nodi a partire dalla carenza di donatori: non tutti i convalescenti, infatti, hanno un numero di anticorpi sufficienti, da qui l’appello di Cesare Perotti, primario di immunoematologia del San Matteo, che ha invitato tutti gli ospedali a “raccogliere più sacche possibile e congelarle, in vista di un possibile ritorno del virus a ottobre”. Non mancano poi i possibili problemi di sicurezza dal momento che con il sangue possono essere trasmesse possibili infezioni a partire dall’Hiv. Tuttavia i controlli prima di ogni prelievo sono molto rigidi ma in Gran Bretagna si è deciso di escludere dalle donazioni i convalescenti omosessuali, accendendo non poche polemiche. A commentare la terapia è stato anche il direttore del centro trasfusionale del Carlo Poma di Mantova, Massimo Franchini che a proposito di costi ha spiegato: “È una terapia molto semplice, usata da tanti anni. Per trattare il plasma da usare contro il Covid e renderlo sicuro oggi vengono usate tecnologie innovative. Anche i costi sono contenuti. Il plasma viene infatti donato gratuitamente. Il costo per la cessione ad altri ospedali è abbastanza basso, attorno ai 172 euro. Considerando che da ogni sacca si ricavano due dosi da infondere nei pazienti, ogni trattamento ha un costo di 86 euro”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



TERAPIA PROMETTENTE

Uno degli argomenti più chiacchierati del momento è sicuramente quello del plasma iperimmune, che può curare il Coronavirus. La terapia è stata sperimentata all’ospedale Poma di Mantova e al San Matteo di Pavia, i risultati sarebbero sorprendenti perché effettivamente ci sarebbero parecchi pazienti guariti o che hanno dato ottimi riscontri con la cura. Come sappiamo, si tratta di utilizzare il sangue delle persone già guarite dal Coronavirus, ma in queste ultime ore il ministero della Salute ha frenato sul suo uso frequente e diffuso: in una nota pubblicata sul portale Donailsangue, che come dice il nome è dedicato appunto ai donatori, si legge che “l’uso del plasma dei convalescenti come terapia per il Covid-19 è attualmente oggetto di studio in diversi Paesi, Italia compresa”. Di conseguenza, il ministero impone di andare con i piedi di piombo e non “sponsorizzare” in alcun modo questa cura.



PLASMA IPERIMMUNE, IL MINISTERO FRENA

Che la terapia con plasma iperimmune abbia dato ottimi esiti lo sappiamo, tanto che sull’argomento sono già emerse bufale – si legga la presunta irruzione dei Nas all’ospedale di Mantova, subito smentita dal dottor Giuseppe De Donno che sta portando avanti questa sperimentazione; come sempre succede, la discussione si è rapidamente spostata sui social network ed è già piuttosto marcata la divisione tra i “complottisti”, che fanno notare come la cura sia tenuta nascosta – che poi non è nemmeno troppo vero – e chi invece sostiene che il plasma dei guariti non serva, o serva a poco, o non sia risolutivo. La posizione del ministero della Salute è, diciamo, più cauta come è giusto che sia: semplicemente si fa notare il fatto che “non sono ancora disponibili evidenze scientifiche robuste sulla sua efficacia e sicurezza”, evidenze per le quali bisognerà aspettare i risultati dei protocolli sperimentali che sono in corso.

Argomento che gli stessi ospedali che stanno sperimentando la cura del Coronavirus con plasma iperimmune hanno già rilanciato: già qualche giorno fa sulle nostre pagine scrivevamo che certamente i risultati forniti dalla terapia sono buoni e incoraggianti, ma bisogni attendere che i dati raccolti dagli specialisti forniscano analisi più concrete. Per questo motivo il ministero della Salute ha voluto precisare che il trattamento in questione “non è da considerarsi al momento ancora consolidato, volendo evitare che sempre più persone si affidino semplicemente a questo per combattere il Coronavirus. Ad ogni buon conto la terapia potrebbe realmente essere utile: speriamo che sia così anche se si tratterà di essere pazienti per qualche tempo ancora.