L’immunologa Antonella Viola, in una intervista a Queryonline ha detto la sua sulla terapia anti-Covid a base di plasma iperimmune. L’esperta ha spiegato quelle che potrebbero essere le varianti in base alle quali tale terapia potrebbe non funzionare ed a suo dire si passa dalla concentrazione di anticorpi nel plasma donato a quella nei pazienti che lo ricevono, così come i tempi clinici nei quali il plasma è efficace. Occorre cioè “capire se funziona nei pazienti con sintomatologia lieve, moderata o severa”. Molto dipende anche dal profilo infiammatorio del paziente. “Gli studi analizzati finora non dimostrano alcuna efficacia di questa terapia ma non è detto che il plasma non funzioni mai: bisogna capire in quali pazienti e in che modalità usarlo”, ha commentato Antonella Viola. Rispetto a tale terapia, dunque, potrebbe aver avuto un grande peso il fattore “fretta”, più che comprensibile. Ma, come aggiunge l’immunologo, “la fretta non aiuta, perché crea confusione e quindi rallenta il processo di comprensione”. Quindi occorre capire come poter impiegare gli strumenti potenzialmente a disposizione: “il plasma potrebbe funzionare ma non sappiamo come usarlo; per capire come usarlo al meglio, bisogna fare ricerca”.

L’IMMUNOLOGA ANTONELLA VIOLA SUL PLASMA IPERIMMUNE

La terapia del plasma iperimmune si sarebbe dimostrata efficace nei confronti del virus della Sars e dell’Ebola, ma in cosa consiste, praticamente, questa terapia? Antonella Viola ha spiegato: “Si basa sul trasferimento della parte liquida del sangue e quindi di anticorpi da soggetti guariti a seguito di un’infezione a pazienti con infezione in corso. È una forma di immunoterapia passiva, in cui cioè il paziente riceve la protezione (gli anticorpi) dall’esterno”. Di contro, il vaccino rappresenta una immunoterapia attiva, “perchè è il sistema immunitario del paziente stesso che viene stimolato a produrre le difese necessarie”. La terapia con plasma immune è una invenzione molto recente ma nel caso del Covid, come emerso dai dati della Cochrane non ci sarebbe “nessun effetto positivo o negativo della terapia con plasma immune”. Sono tanti i dubbi che ruotano attorno al suo impiego ottimale e “per questo serve continuare a fare ricerca”. Rispetto agli anticorpi monoclonali, si tratta di terapie simili, “Solo che nel caso degli anticorpi monoclonali è più semplice la standardizzazione del trial clinico, visto che l’anticorpo che si usa è sempre lo stesso, sempre alla stessa dose, è un farmaco e quindi ci sono meno variabili negli studi”, ha concluso l’immunologa.