Il plasma convalescente come terapia anti-Covid inizia a dare i primi risultati incoraggianti: a dirlo è uno studio diretto negli Usa dal professore Arturo Casadevall e pubblicato da MedRxiv la scorsa settimana, oggi citati nel report di Medical Facts a cura del professore Roberto Burioni (Università Vita e Salute San Raffaele, Milano), Giovanni Pomponio (Ospedale di Torrette di Ancona) e Guido Silvestri (Università Politecnica delle Marche). «Finalmente iniziano ad arrivare i primi dati di studi sufficientemente ampi sul plasma. Nonostante oltre 35mila pazienti curati non c’è ancora una conferma definitiva riguardo alla sua efficacia. Ma il segnale è positivo e bisogna continuare a studiare», spiegano i tre esperti valutando i primi risultati dell’importante studio americano sulla plasmaterapia, fin dall’inizio della pandemia poco considerata in ambito accademico ma ora sempre più studiata per vederne effetti positivi e negativi. Tra gli effetti immediati dei vantaggi con trattamento al plasma (dei pazienti già malati di Covid-19) vi sono «segnali di efficacia, una prontissima disponibilità e un livello accettabile di sicurezza».



I RISULTATI DELLO STUDIO

Restano diversi limii secondo Silestri e Burioni, ovvero l’impossibilità di standardizzazione (gli anticorpi variano da donatore a donatore risulta sempre più con l’avanzare del coronavirus) e la scarsa disponibilità di donatori nella prima fase del Covid-19. «Entrambi questi limiti vengono eliminati se al plasma convalescente, il cui funzionamento sembra legato alla presenza di anticorpi neutralizzanti contro il virus SARS-CoV-2, si sostituisce l’uso di anticorpi monoclonali neutralizzanti diretti contro la proteina S del virus stesso», spiegano ancora i professori e immunologi nel valutare lo studio americano della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health. Dopo casistica però molto adeguata e ampia, si scopre come vi sia una mortalità che cala con il passare del tempo dall’inizio della pandemia, possibilmente a causa di migliore terapia di supporto e protocolli di ventilazione; ancora Medical Facts commenta «la differenza tra i pazienti trattati entro 4 gg, la cui risposta è migliore di quelli trattati più tardi, a riprova che una terapia ‘antivirale’ ha senso solo se fatta nelle fasi abbastanza precoci della malattia». Positivo anche il fatto che «i pazienti che sono stati trattati con plasma che conteneva alti livelli di anticorpi abbiano avuto un decorso della malattia significativamente migliore dei pazienti che hanno ricevuto unità di plasma con livelli più bassi di anticorpi». Elementi negativi riguardano il fatto che vi siano risultati buoni di guarigione anche senza la plasmaterapia in diversi casi riscontrati oltre alla mancanza «di una coorte di controllo non trattata»; a commento finale, Silvestri e Burioni spiegano «un segnale positivo che ci autorizza a continuare ad approfondire questa interessante opportunità terapeutica, ma non ancora una conferma definitive di efficacia terapeutica».

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