La plasmaterapia sui malati di coronavirus funziona e lo dimostra una pubblicazione su ‘Haematologica’, che mostra appunto i risultati molto soddisfacenti a seguito del trattamento di pazienti covid-19 con la cura del plasma iperimmune. Come pubblicato dall’agenzia Ansa in data 27 luglio, il livello di mortalità dei pazienti con il coronavirus in terapia intensiva è drasticamente calato dal 13-20% ad un decisamente più positivo 6% (numeri riferiti al periodo del lockdown). Lo studio è stato condotto dalla Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia e dall’ASST di Mantova, ed ha riguardato 46 diversi pazienti ricoverati nei due suddetti ospedali, con l’aggiunta di uno proveniente da fuori dalla regione Lombardia. Tutte le persone coinvolte avevano più di 18 anni, ed inoltre presentavano le stesse condizioni fisiche: tampone ovviamente positivo, e difficoltà respiratorie tali da richiedere l’ossigeno o addirittura l’intubazione. Inoltre, il quadro dei pazienti mostrava una polmonite interstiziale bilaterale, e altre caratteristiche respiratorie gravi.



CORONAVIRUS, I RISULTATI DELLA PLASMATERAPIA: IL COMMENTO DEI RICERCATORI

Cesare Perotti, Direttore del servizio Immunoematologia del San Matteo, ha commentato così questi sorprendenti risultati: “Lo abbiamo fatto – le parole riportate da Quatarob Pavia il 27 luglio – sapendo che il plasma avrebbe potuto rivestire un ruolo terapeutico, senza gravi controindicazioni nei pazienti critici e mediante una procedura di raccolta, la plasmaferesi, rapida ed efficace. In questo modo si sarebbe messo immediatamente l’emocomponente a disposizione di chi ne avesse necessità”. Così invece Fausto Baldanti, responsabile del Laboratorio di Virologia Molecolare del Policlinico San Matteo: “Abbiamo ipotizzato che l’induzione di sufficienti livelli di anticorpi neutralizzanti, trasferiti passivamente al paziente affetto, avrebbero dovuto favorire la neutralizzazione del virus, prevenire l’ulteriore infezione delle cellule bersaglio, ridurre la carica virale e la severità della malattia”. Ottimista infine Massimo Franchini, direttore del Servizio Immunostrasfusionale dell’ASST di Mantova, che ha spiegato: “Mantova e Pavia hanno arruolato pazienti con forme gravi di COVID-19. Lo studio ha aperto la strada agli studi randomizzati condotti successivamente in Europa e negli USA”.

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