Qualche giorno fa il presidente americano Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti cureranno i malati di Covid-19 con il plasma iperimmune. Il pensiero in Italia è volato subito alle polemiche che si sono create attorno alla plasmaterapia. Il nostro Paese è stato il primo ad aver usato il plasma iperimmune, ma Trump vuole accelerare, infatti negli Stati Uniti è cominciata una sperimentazione a tappeto. Il protocollo lombardo, visto che a metterlo a punto sono stati gli ospedali di Pavia e Mantova, è stato inviato oltreoceano. «Sono stato contattato il 18 marzo scorso dall’American Society of Ematology e subito ho inviato loro una e-mail con il protocollo di cura che avevamo sperimentato», racconta il professor Cesare Perotti, direttore del Servizio Immunotrasfusionale del San Matteo di Pavia, a Libero. Nell’intervista di oggi spiega che gli americani ovviamente lo hanno modificato in base alle loro leggi, quindi hanno avviato la sperimentazione. Se in Italia sono stati coinvolti 150 pazienti, negli Stati Uniti invece saranno coinvolte 77mila persone. Ma i risultati che hanno spinto Trump ad adottare questa cura sono frutto di uno studio condotto su circa 35mila pazienti.
PLASMATERAPIA, “UN PONTE VERSO VACCINO ANTI COVID”
In Italia sono state raccolte nella “banca del plasma” circa 750-800 sacche che potrebbero curare potenzialmente altrettante persone. Si tratta di plasma raccolto da pazienti curati in ospedale per il Covid. In questo computo non rientrano le sacche che si stanno raccogliendo dalle persone che dopo un test sierologico hanno scoperto di avere gli anticorpi anti-Covid. Nel frattempo, si stanno conducendo due tipi di studi. Con il primo si stanno recuperando i dati clinici dei pazienti curati, il secondo riguarda il plasma “non qualificato” col protocollo del professor Baldanti, ma comunque a norma. Stando a quanto riportato da Libero, dai primi dati è emerso che anche questi plasmi funzionino bene, anche se hanno anticorpi più bassi. «Questo è molto importante, perché se lo studio verrà confermato, sarà possibile dare un dosaggio minore di plasma e quindi con la stessa quantità sarà possibile curare più persone», spiega il professor Cesare Perotti al quotidiano. Tutto questo lavoro ha portato il professore e il Policlinico San Matteo ad essere scelti come referenti per la Commissione Europea per analizzare e scrivere le linee guida sull’uso del plasma in tutta l’Ue. Ma Perotti precisa che la plasmaterapia non è la panacea di tutti i mali: «È una cura e un ponte verso il vaccino contro il Coronavirus».