La produzione di plastica ‘vergine’, dunque non riciclata, sta attraversando un vero e proprio boom in Cina e negli Stati Uniti, al punto che ormai la controparte green riciclata è arrivata a costare quasi il doppio. Solamente Pechino, spiega il Financial Times, è responsabile del 60% dell’aumento produttivo di materiale petrolchimico nel 2024, mentre negli USA l’aumento produttivo è stato tale da equiparare il primo boom degli anni ’80.



Nel frattempo, però, la plastica è stata sempre più oggetto di accuse e bandi da parte degli ambientalisti, finendo anche al centro delle regolamentazioni green degli Stati mondiali. Le aziende, negli ultimi anni, hanno ridotto significativamente il loro impiego di plastiche, specialmente se monouso e vergini, perseguendo degli obiettivi green che ora rischiano di tracollare a causa del prezzo non più vantaggioso. Se da un lato, infatti, la plastica vergine ha visto il suo prezzo calare per via della contrazione della domanda, l’esatto opposto, dall’altro lato, si è verificato per quanto riguarda l’alternativa green riciclata, che a causa della domanda sempre più elevata è arrivata a costare quasi il doppio.



FT: “Plastica riciclata non è più economicamente sostenibile”

A livello numerico, spiega il Financial Times, l’aumento della produzione di plastica si può calcolare soprattutto attraverso i materiali petrolchimici impiegati, tra i quali l’etilene. La produzione di quest’ultimo, che parte dagli idrocarburi del gas e del petrolio, è aumentata di circa 42 milioni di tonnellate rispetto al 2019, mentre il suo tasso d’impiego è passato dal 90% che si registrò nel 2019 all’attuale 80%.

In altre parole, seppur aumenti la produzione di materiali utili per creare la plastica, lo stesso non vale per la domanda globale, che è cresciuta solamente di 14 milioni di tonnellate annuali (rispetto ai 42 milioni di tonnellate di etilene in più prodotti). Così, le aziende si sono viste costrette a ridurre i costi delle loro produzioni, al punto che a fine 2023 il costo per tonnellata di polietilene vergine ad alta densità (usato per flaconi, bottiglie, giocattoli e sacchetti) è sceso a 943 dollari, rispetto ai 1.674 del 2021. Differentemente, invece, la plastica riciclata costa attualmente 1.631 dollari a tonnellata, mentre lo scorso anno ha raggiunto picchi di 2.954, mentre prima del 2019 era abbondantemente più economica di quella vergine. Rimane, ora, da chiedersi quante aziende preferiranno ancora impiegare plastiche riciclate, ben più costose e, probabilmente, sempre meno sostenibili sul lungo periodo.