Platinette o Mauro Coruzzi, non fa differenza. «In nessun caso mi offendo», assicura al Corriere della Sera. Se in passato era più immediato chiamarla Platinette, perché si proponeva in tv al femminile, ora invece si mostra anche al maschile, col nome all’anagrafe. Il vero cambiamento in realtà è stato quello della perdita di peso, ma prima non si era soffermato a spiegare le ragioni di quell’incremento. «Ho preso 50 chili per un uomo, per conquistarlo, mi voleva così e sono esplosa come una mina. Poi c’è stato un chirurgo di Parma, anche a lui piacciono grassi; gli chiedevo, come ti possono piacere mostri come me? Aveva una doppia vita, io sognavo di andare al cinema con lui, normalmente. Temeva lo scandalo e finì». Nell’intervista si racconta senza filtri, del resto non ne ha mai avuti. «È tutto un bacchettonismo ipocrita, una rottura di scatole. Ogni tanto faccio delle osservazioni ma è come se un musulmano criticasse Maometto. Ho contestato l’utero in affitto e apriti cielo. Ma ciascuno potrà dire la sua, potrò decidere cosa pensare, da “finocchia” come mi sento?».
Andare contro il mainstream non è semplice, ma Platinette ci riesce senza problemi, pur consapevole delle conseguenze: «È dura, c’è un adeguamento al pensiero corrente, stante il migliore che non ammette che tu possa avere un’opinione differente, che tu chieda un confronto». Molto più semplicemente non sempre è possibile riconoscere chi ha torto e chi ragione, perché è una questione di scelte di vita diverse. «E una famiglia arcobaleno che pretende di essere parificata a una famiglia tradizionale, lo deve essere non solo nei privilegi», afferma Mauro Coruzzi.
MAURO CORUZZI “MIO PADRE FUORI DI TESTA DOPO GUERRA…”
A proposito dei suoi primi anni, Platinette affronta anche il delicato tema del padre biologico, perché non esclude possa essere un altro. «Può essere un delirio il mio, mi sono fatto uno strano trip perché mamma col tempo aveva un fidanzato bello, un atleta che poi divenne un industriale. Mio padre dopo la guerra era tornato da un campo di lavoro, era stato internato dai tedeschi. Rientrò in Italia a piedi dalla Germania, ci impiegò quasi due mesi». Dunque, al Corriere della Sera racconta che al ritorno «era un po’ fuori di testa, gli venne un esaurimento forte, fu curato in una clinica che praticava elettroshock e mamma, donna di una vitalità incontrollabile, sensuale, sempre allegra, riallacciò una relazione con quell’uomo atletico». Ma Platinette ci tiene a precisare: «Non ne ho la certezza. Ma a conferma di ciò io da bambino ricevevo costantemente delle telefonate da un uomo che simulava di avere sbagliato numero». D’altra arte, ha constatato dopo la morte di sua madre che ogni sabato sulla tomba una donna le cambiava i fiori. «La donna ha rivelato di essere la sorella di una persona che corrisponde appieno all’amante di mia madre». Inoltre, Mauro Coruzzi sostiene di non somigliare al padre. Tornando alla questione omosessualità, a Platinette non è mai venuto in mente di dire alla madre che è gay, ma probabilmente non ce n’era bisogno, perché forse lo aveva già capito. «Una volta trovò dei collant nella mia camera, li lavò e li mise nel cassetto insieme ai calzini».
PLATINETTE “ANDAVO A BATTERE SUI MARCIAPIEDI”
A proposito della sua gioventù, Platinette rivela: «Andavo a battere sui marciapiedi, battevo per strada lungo i viali, come si dice nelle canzoni. A scuola passavo per essere uno dei due più bravi della classe, e insieme davamo i compiti ma col cavolo gratis, in cambio di prestazioni». Il bullismo, invece, l’ha sofferto dopo la scuola, ma fortunatamente non è mai stato vittima di aggressioni fisiche. Nell’intervista non manca il riferimento alle sue esperienze sanremesi. Partecipò in gara con Grazia Di Michele: «Meno male che eravamo in due, da sola mi avrebbero massacrata, non è il mio mestiere». La seconda volta ebbe un diverbio con Gianni Morandi: «I soliti idioti facevano una gag su una coppia gay. Morandi non sapeva come uscirne, disse che anche lui aveva amici gay. Io, finito il pezzo con i Matia Bazar, esclamai: anch’io ho amici etero. Fu un atto di coraggio e di stupidità». Dalla sessualità all’amore, anche se spesso questi aspetti si intrecciano. «Mi innamorai del vicino di casa mentre avevo una fidanzatina. Abbiamo una sola notte d’amore, mi lascia un biglietto: non sarò mai come te. Nel mezzo la mia ragazza rimane incinta, io padre? E poi eravamo due bambini, l’unica soluzione era l’aborto, che all’epoca era illegale». Invece l’ultima volta che si è innamorata è recente: «Una settimana fa, di un uomo non attraente fisicamente, è una cosa di sguardi. Ho il timore di esserci finita dentro fino al collo».
DALLA POLITICA ALL’AMICIZIA CON MINA
Spazio poi alla politica. Platinette ha conosciuto Giorgia Meloni, da cui è stata invitata ad un convegno di Fratelli d’Italia. La definisce «una donna senza pregiudizi, se li ha li camuffa bene, ma non credo che abbia, come dice Morandi, molti amici gay». Dunque, Mauro Coruzzi si è voluto confrontare su certi temi. «Mi verrebbe voglia di chiederle un ruolo, rappresentando certe idee rispetto all’omosessualità». Di sicuro c’è stata un’apertura che a sinistra non ha colto: «A sinistra non mi hanno mai invitato. Il Pd si è impossessato di certi temi perché nessuno ne parla». Dall’intervista al Corriere della Sera emerge un giudizio non troppo positivo su Drusilla Foer: «Insomma, cosa posso dire, è brava ma ricalca uno stereotipo che conosciamo, ha la voce simile a quella che aveva Tina Lattanzi, la doppiatrice di Greta Garbo, ha una sua signorilità, capisco che sia rassicurante per un prodotto televisivo, non so che sviluppo potrà avere». Ma anche l’amicizia con Mina. «Avoglia! Sono pazzo di lei, è una ossessione, abbiamo cose in comune, parliamo del Me Too che, va bene l’appartenenza e le giuste battaglie, ma diventa un’altra forma di separatismo, di ghettizzazione al contrario». Nel 1981 fondò il primo fan club di Mina. Poi Mauro Coruzzi si ritrovò in tv con la figlia, Benedetta Mazzini, successivamente scattò l’incontro con la madre dopo la proposta della commedia musicale Bigodini. «Ero terrorizzata, da bambina la vedevo con quelle gambe infinite, le minigonne… Accedo in casa direttamente dall’ascensore e mi fa: ce la fai a passare da lì, cicciona? Io tra me penso: senti chi parla. Era in casa con le ciabatte, i capelli raccolti». Infine, il retroscena su Patty Pravo e Mina. Quest’ultima doveva cantare un brano assegnato alla seconda, ma Patty Pravo non accettò. «Io rimasi esterrefatto. Ma come, una come Mina ti mette sul piedistallo accanto a lei, e rifiuti? Patty è una matta col botto».