Cosa bolle in pentola in casa PlayStation? Secondo uno dei tanti insider circolanti sul web, che spesso e volentieri anticipano notizie dal settore videoludico, non è da escludere che l’azienda nipponica abbia acquisito un nuovo team di sviluppo. Il protagonista si chiama Tidux, che attraverso la propria pagina Twitter ha pubblicato la scritta “a bit bigger”, riferendosi appunto a Sony Worldwide Studios. Il post non è ovviamente passato inosservato e nel giro di poche ore ha fatto il giro del web, facendo scattare una serie di ipotesi assolutamente non confermate ma comunque attendibili. Come specificato dai colleghi di Tom’s Hardware, le prime ipotesi hanno fatto riferimento allo sviluppatore 11 bit studios (Frost Punk e This war of mine), oppure a 17-bit studios (Galak-Z), due ipotesi attendibili in quanto Sony disporrebbe delle risorse economiche per acquisire i due team di sviluppo “indie”.



PLAYSTATION, IL TWEET DI TIDUX SCATENA I FAN

Ma ovviamente il tam tam mediatico non si è esaurito a questa ipotesi, e c’è chi ha parlato della possibilità che quel “bit” si riferisse a Remedy, casa di sviluppo di titoli tripla A come Alan Wake, Quantum Break e Control. Tutta “colpa” di un “Mi piace” messo da parte di Thomas Puha, direttore delle comunicazioni proprio di Remedy, al tweet di cui sopra di Tidux. I fan lo sperano anche perchè il rumors circa una possibile acquisizione circola da tempo. Altra ipotesi non confermata e anche meno credibile, è che la PlayStation abbia acquistato Kojima Production. E’ stato infatti notato un tweet di Geoff Keighley, giornalista canadese e amico di Kojima, collegato al post di Tidux. Lo stesso Keighley ha spiegato di aver “ricevuto una chiamata follemente bella riguardo a qualcosa”, e i fan hanno collegato il tutto appunto a Kojima. Ovviamente attendiamo conferme o smentite, e per ora, ribadiamo, siamo solo nel pericoloso campo delle ipotesi.

Leggi anche

I pc ti sgridano se ti siedi male/ La funzione wellness che ti corregge la posturaIntelligenza artificiale a scuola al posto dei docenti/ La prima classe in cui l'AI ‘educa’ gli studenti