La Sezione disciplinare del Consiglio superiore di magistratura (Csm) ha condannato alla sanzione della censura la pm Alessia Sinatra, che nel 2021 aveva accusato il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo di molestie s*ssuali ai suoi danni. In quella circostanza, l’uomo si vide infliggere una pena pari alla perdita di due mesi di anzianità, mentre martedì 21 febbraio è stato il comportamento della Sinatra a finire nel mirino del Csm, giudicato “gravemente scorretto” nei confronti di Creazzo.



Il motivo di questa decisione è da ricercarsi in alcuni messaggi che Sinatra avrebbe inviato all’ex presidente dell’Anm, Luca Palamara, nei quali parlava proprio di Creazzo (l’ANSA li cita testualmente: “Giurami che il p*rco cade subito”, “Il mio gruppo non lo deve votare”). Una sentenza, quella nei confronti della donna, del tutto inattesa, in quanto la procura generale della Cassazione aveva richiesto l’assoluzione e l’avvocato di quest’ultima ha commentato in questi termini l’accaduto: “È un grave arretramento nella difesa delle vittime di abusi in ambito lavorativo”.



CSM CENSURA PM SINATRA DOPO MESSAGGI SU CREAZZO

All’epoca degli sms, riporta l’ANSA, “Creazzo concorreva per la nomina a procuratore di Roma che il Csm avrebbe dovuto decidere a breve” e secondo la contestazione per la quale è stata condannata la pm “voleva così tentare di condizionare negativamente i consiglieri per una sorta di ‘rivincita morale’ sul capo dei pm di Firenze.

Estremamente dura la reazione dell’avvocato di Sinatra, Mario Serio: La sentenza della sezione disciplinare di condanna di una magistrata, già vittima di accertati abusi s*ssuali da parte di un collega, che aveva la sola colpa di avere in una conversazione privata – destinata a non essere divulgata e malgrado questo fatta ostensibile – reso manifesta la sua indignazione per la possibile promozione dell’autore del gesto e auspicato, in ambito egualmente privato, il mancato riconoscimento del successo professionale, segna un grave arretramento nella difesa delle vittime di abusi in ambito lavorativo e suscita grave allarme”.