Non si entra solo nel momento più delicato della politica italiana: il governo di Giorgia Meloni si prepara anche alla consultazione con sistema proporzionale delle elezioni europee. È una fase politica che potrebbe determinare cambiamenti sostanziali nei rapporti tra i poteri istituzionali, con inevitabili ripercussioni e aggiornamenti nella nostra stessa Costituzione. La nostra democrazia verrà messa a dura prova. Sia all’esterno per la situazione geopolitica internazionale, dove si percepisce sempre di più una concitata atmosfera prebellica, sia al centro dell’Europa, sia nel Medio Oriente, sia nei contraccolpi che coinvolgono le grandi potenze internazionali.



In questo contesto drammatico e sempre più inquietante, dove il realismo porta a pessime conclusioni e ci si affida solo alla speranza nel buon senso della politica del compromesso, oppure a un imprevisto che aggiusti le cose come per incanto, in Italia si trascina ancora, ed entra nel suo vivo, la questione della riforma della giustizia. Il ministro Carlo Nordio, il Guardasigilli, propone test psico-attitudinali per i magistrati. Scatta subito la reazione dell’Associazione Nazionale Magistrati, con il presidente Giuseppe Santalucia. Poi arriva la proposta quasi “spiritosa”, in tutti i casi ironica, di Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Napoli, che dice: “Allora facciamoli anche a chi ha incarichi di governo. E pure i narcotest e gli alcoltest”. Non manca poi il celebre e famoso ex magistrato Armando Spataro, che specifica da par suo: “I test ai giudici sono un premio al conformismo. Realizzano l’idea di Gelli contro le toghe e la carta costituzionale. Consiglio di scioperare”.



E poi di seguito la stampa “non conformista”, quella che è sempre andata d’accordo con i magistrati (anche sul “caso Tortora”!), in una sorta di autentico ed epico conformismo da strapazzo sulla giustizia. Sono gli “scrittori” privilegiati dei magistrati da mezzo secolo. In tutti i casi si potrebbe discutere civilmente (fatto che si fa per dire in Italia) sull’utilità di questi test. Inutile ripetere la lunga catena di errori della magistratura, oltre a ricordare l’invadenza di alcuni pubblici ministeri nell’operazione “Mani pulite”, sempre più ribattezzata “manine sporche”, che ha sconvolto letteralmente la politica italiana, dimenticandosi per una “strana dimenticanza” l’oro che arrivava all’Italia da Mosca, anche ai tempi del “beato” Berlinguer. Fatto, questo, di cui sono piene le biblioteche di tutto il mondo, ma non quelle italiane, che hanno così fregato Licio Gelli, che avrebbe avuto argomenti decisivi per accusare il potere della magistratura. Bah!



Con tutto rispetto, la reazione dei magistrati, di fronte a un provvedimento di cui si può comunque discutere, diventa così una farsa divertente. Ma a parte queste considerazioni sul provvedimento dei test, occorre forse andare un poco più a fondo sullo scontro che ormai si profila in un vicino orizzonte tra la maggioranza di centrodestra e la nostra magistratura. Per un certo periodo si è pensato che Nordio fosse un “isolato” nel Governo e le sue stesse proposte fossero viste da alcuni parlamentari della maggioranza con un certo scetticismo. Ancora ieri molti giornali scrivevano che poco dopo le elezioni europee (vadano bene o vadano male) Nordio farebbe parte dei sette ministri che verrebbero sostituiti da Giorgia Meloni, per evitare forse contrasti durissimi con altre forze politiche.

Può anche darsi che in tutta questa baraonda politica, tra una serie di interventi e progetti di riforme che non si realizzano, Giorgia Meloni, pur di mantenere la presidenza del Consiglio e l’attuale maggioranza di governo, cerchi un profilo di dialogo più accomodante e aspetti anche il risultato che uscirà dalle urne europee e che influirà nei rapporti di forza in Europa ma anche in Italia. Anzi, spesso, ascoltando i dibattiti mediatici italiani, si pensa che le elezioni europee siano soprattutto un test (questa volta accettato da tutti) per i rapporti di forza all’interno della realtà italiana. Quello che invece più appare chiaro è che questi test psicoattitudinali siano soprattutto un ulteriore test per vedere con quale forza si misurerà il Governo sul caso più spinoso della giustizia italiana, quello della separazione delle carriere, quello cioè della separazione netta tra il ruolo del Pm e quello del giudice terzo come avviene in quasi tutti i Paesi democratici.

Il giudice terzo, il processo contraddittorio, il ruolo dell’accusa è un patrimonio delle grandi democrazie, mentre in Italia la tradizione di giuristi fascisti come Rocco e Grandi vedeva nella “non separazione” “lo Stato moderno” che si formava e l’unitarietà e la compattezza della magistratura. Inutile ricordare che la separazione delle carriere nella Costituzione fu di fatto “accantonata al momento” per la paura che un Paese spaccato in due fosse alla mercé di un Pm nominato dall’esecutivo. E in realtà, dopo l’approvazione europea del “giusto processo”, introdotto nella Costituzione italiana dopo 50 anni, il ruolo del Pm in Italia è stato messo sovente in discussione.

Uno dei magistrati più amati in Italia, Giovanni Falcone, diceva: “ I Pm dovranno scendere dallo scranno accanto alla corte e per loro sarà un dramma sedersi accanto agli avvocati della difesa, accanto ai difensori. Perché così saranno parte così come sarà parte la difesa privata. Perché in effetti è incompatibile l’azione con la giurisdizione: o chiedi l’accusa oppure giudichi”. Del resto lo stesso Montesquieu diceva che in un processo, quando il giudice fa lo stesso mestiere della pubblica accusa, nasce un’anomalia.

Chissà perché i nostri grandi “giuristi pm” queste cose non le ricordano e i “giornalisti conformisti” le dimenticano sempre. Si dice che a maggio Carlo Nordio, smentendo, di fatto, il suo isolamento, avvierebbe la riforma per la separazione delle carriere. E allora, altro che sciopero! Arriveranno le barricate! Ma chissà che cosa potrà accadere…

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