Qual è il ruolo dei corpi intermedi e della rappresentanza economica a favore delle piccole imprese ai tempi, speriamo ancora esigui, del Covid-19? Ce lo domandiamo giunti ormai all’ottavo mese dell’emergenza pandemica, che ha reso necessarie non solo nuove modalità nello svolgimento dell’attività di affiancamento alle imprese, ma una riflessione più profonda sulla ragion d’essere di quelle che un tempo si chiamavano associazioni di categoria.
L’ormai lunga esperienza nella rappresentanza in Confcommercio, prima organizzazione imprenditoriale in Italia da 75 anni radicata nel Paese, ci insegna che si tratta di un ruolo da costruire ogni giorno sul campo, senza lasciarsi sommergere dalle incombenze dalla mole di lavoro accresciuta a dismisura negli ultimi mesi, con la pioggia di provvedimenti e decreti per la ripresa a cui far fronte per consentire alle imprese di beneficiare di indennizzi e incentivi annunciati, magari stanziati, ma la cui disponibilità non è affatto immediata, bensì flagellata da ritardi e impedimenti vari.
Ai corpi intermedi serve un “ubi consistam”, un punto di riferimento e di appoggio, una leva superiore di significato, che dia ragione del loro lavoro in questi tempi di eccezionale complessità e del percorso da svolgere, sempre incentrato su qualità dei servizi, innovazione e progettualità, ma con un di più di accompagnamento speciale alle imprese per far fronte alla straordinarietà del momento e all’emergenza sistemica, sanitaria, economica, finanziaria, sociale e, se mi è concesso, etica, che stiamo vivendo.
Tra le tante domande, infatti, una si leva più impellente: che cosa è “bene” fare per le imprese e, prima ancora, per le persone che in impresa lavorano, dai soci titolari ai collaboratori? Ci sovviene a illuminare i nostri passi il frutto di un’indagine realizzata dalla Fondazione per la Sussidiarietà, presieduta da Giorgio Vittadini, per conto dell’ente bilaterale Ebiter cesenate, che si occupa dello sviluppo dell’occupazione, della professionalità e della tutela sociale nel settore terziario, ed è costituito da Confcommercio e i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl Romagna e Uiltucs.
L’indagine, realizzata nel 2019, interpellò 235 iscritti agli enti bilaterali del territorio della provincia di Forlì-Cesena, cento imprenditori e 135 lavoratori , sull’utilità percepita del livello di rappresentanza dei corpi intermedi. L’esito fu illuminante: i corpi intermedi, negli anni passati così demonizzati e sviliti da un approccio superficiale e aggressivo anche da parte di non pochi politici, sono stati valutati insostituibili, partendo dalla primaria considerazione che le singole persone non sono in grado di difendere i propri interessi da sole.
Tuttavia, essi debbono innovarsi per incidere fattivamente e con rinnovata energia nella crescita sociale e culturale del Paese. Da una parte, infatti, le organizzazioni di rappresentanza scontano anche la diminuzione del grado di fiducia nelle relazioni estese ormai a livello planetario, tra Paesi, tra cittadini di diversa estrazione socio-economica, tra cittadini e istituzioni, tra singole persone e loro aggregazioni. Dall’altra parte, è vero che oggi più che mai, e ancor più in epoca di Covid, di essi non si può fare a meno.
Se è vero, infatti, che l’impatto della tecnologia sulla vita pubblica si è sempre più esteso (e necessariamente ciò è avvenuto dal lockdown in poi per il rispetto del distanziamento e delle misure di protezione), è altrettanto evidente che nessuno strumento elettronico può sostituire relazioni stabili e profonde. Basti pensare a come tutti abbiamo salutato con favore e sollievo la ripresa in presenza della scuola, pur tra i tanti problemi che la prassi didattica in classe comporta. Ecco: di queste relazioni stabili tra le persone, i corpi intermedi costituiscono un ambito privilegiato e garantito.
Il nostro impegno, dunque, è rifuggire dalla tentazione di concepirci solo come corporazioni di interessi particolari, fermo restando che la nostra mission è principalmente lavorare per rispondere alle esigenze e ai legittimi interessi delle imprese, e su questo siamo tenuti a rispondere. In aggiunta, però, dobbiamo riscoprire e affermare la responsabilità educativa e formativa che ci sostanzia, per accompagnare persone e imprese alla responsabilità, alla sussidiarietà, alla solidarietà, all’integrazione tra il bisogno dei singoli e i bisogni sociali.
In questo senso è fondamentale anche il valore della bilateralità, visto che nasce da un patto di collaborazione tra capitale e lavoro, da un’alleanza tra piccoli imprenditori appartenenti a uno stesso territorio e animati dalla volontà di costruire, in modo sussidiario, un welfare frutto della collaborazione solidale tra più imprese e più lavoratori.