Il PNNRpnnr si è incagliato, i fondi fino ad ora utilizzati grazie al Next generation Ue sono pochi, circa il 62% del totale e per quanto riguarda i progetti futuri ci sono diversi problemi riguardanti sia la fattibilità che la necessità. Secondo l’analisi fatta dal giornale ItaliaOggi, i vari governi non sono stati in grado di sfruttare le potenzialità, che andavano condivise equamente tra tutte le forze politiche, arrivando così ad un “punto morto” per il quale ora è necessario accelerare in vista delle scadenze.



Gli errori sul PNNR sembrerebbero essere stati fatti sia inizialmente da Conte, che come afferma l’economista sul quotidiano “ne aveva fatto una bandiera personale facendo leva solo sulla quantità delle risorse ottenute“. Ma anche Draghi, che pur avendo il merito di aver presentato il Piano in tempo, non è riuscito a pianificare una vera strategia. Il progetto infatti sembrerebbe più essere una semplice “lista della spesa” che un elenco di obiettivi dettagliati, come l’UE aveva richiesto. Ora resta anche da risolvere una questione “storica” cioè la non sufficiente capacità dell’Italia di spendere i soldi dell’Europa al meglio.



PNNR: perchè è difficile presentare un progetto strategico di spesa

A causa di una serie di errori, più o meno gravi, il PNNR si è arenato. Adesso tocca al governo Meloni portare avanti il progetto, ma il rischio è che se questo impegno continuerà ad essere visto come un “obbligo“, o un pretesto per questionare con Bruxelles, come ad esempio si sta facendo con il Mes, i fondi non potranno mai essere usati come una vera opportunità. Il punto critico rimane soprattutto sulle previsioni di spesa presentate.

I progetti sono frammentati e nella maggior parte dei casi non sono destinati alle finalità per i quali i soldi del PNNR sono stati concessi. Altro problema, come sottolinea ItaliaOggi è che le grandi opere e infrastrutture sulle quali il governo dovrebbe puntare per aumentare la competitività e la conservazione della cultura, sono spesso oggetto di critiche. Soprattutto da una minoranza che pone sempre un “no” per principio, ma anche da quelli del “non nel mio giardino”. Inoltre per il consenso alla realizzaione di tali strutture, servirebbe anche staccarsi definitivamente da quell’ideologia che vede la corruzione in qualsiasi opera pubblica e quindi stronca ogni progetto, ponendo ostacoli che ritardano il raggiungimento degli obiettivi.