L’Ansa è venuta in possesso della bozza del Piano Nazionale di Riforma presentato dal Governo e pronto ad andare in Consiglio dei Ministri in settimana e la reazione di molti parlamentari già non è dei migliori: Vittorio Sgarbi ad esempio nel commentare il Pnr non usa – come di consueto – mezzi termini per giudicare il contenuto del piano di Conte che sarà la base del Recovery Fund italiano dei prossimi mesi. «Il Governo ha presentato il PNR, “Piano nazionale di riforma” (ormai, si sa, il nostro modello è la Cina). Ho dato una rapida lettura, tramite le agenzie di stampa, alla bozza. Già dopo due minuti ti girano i coglioni», scrive il critico d’arte più famoso e discusso d’Italia. I tre punti cardine del Pnr sono resi espliciti da Gualtieri ma riflettono quelli già emersi negli Stati generali di Conte: «Modernizzazione del Paese, transizione ecologica e inclusione sociale e territoriale e parità di genere». Le risorse messe in campo dal Governo puntano sulla riforma del fisco, le semplificazioni, il salario minimo, lotta all’evasione, spending review e Recovery Fund europeo: ecco, secondo Sgarbi il pacchetto presentato per ora solo in bozza dal Governo è tutt’altro che “accettabile”.



SGARBI “NON SANNO NEANCHE SCRIVERE IN ITALIANO…”

«Le parole che ricorrono sono, in ordine, “tax gap”, “dumping fiscale”, “voucher”, “lifelong learning”, “compliance volontaria”, “family act” e via dicendo», scrive ancora Sgarbi su Facebook contestando il Piano Nazionale di Riforma, «con espressioni vacue quali “modernizzazione del Paese”, “transizione ecologica” (cosa vorrà mai dire?), “inclusione sociale e territoriale” e bla bla bla». Il concetto della polemica è chiaro: «siamo messi proprio male. Come puoi proporti di migliorare l’Italia se non riesci nemmeno a scrivere in italiano?». Nei prossimi giorni la bozza diverrà pubblica e “incardinata” dal Consiglio dei Ministri, con il titolare del Mef Roberto Gualtieri che nel presentare il testo scrive «Durante la fase più acuta della crisi, il Governo è intervenuto con misure di grande ampiezza e portata economico-finanziaria onde contrastare i devastanti effetti economici dell’epidemia COVID-19 e limitare al massimo i danni per il tessuto sociale ed economico». Un piano ancora tutto da definire con i macro-punti stilati già prima degli Stati generali ma che necessitano di dati su risorse, spendibilità, applicabilità nell’immediato e concordanza tra le forze di maggioranza.

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