La programmazione del Pnrr, le rate che ci siamo impegnati a richiedere con adeguate definizioni progettuali, scadenze e contenuti sono per la maggior parte dei cittadini italiani ancora immersi in una nebbia che ci auguriamo sia presto dispersa e non appesantita dalla polemica politica. Per sbloccare la quarta rata del Pnrr italiano, 16 miliardi di euro, si è proposto di rimuovere i progetti impossibili da realizzare entro il 2026 e spostarli nella programmazione dei Fondi di coesione, che hanno una scadenza più ampia. I fondi non impegnati del Pnrr italiano verrebbero usati per finanziare i progetti del REPowerEU (quelli sull’energia), con una stima di 15-20 miliardi di euro perché abbiamo tempo fino al 31 agosto pv per integrarlo. La mappatura dei progetti da finanziare è in corso ed è fonte di contenziosi soprattutto tra Regioni e Comuni.
Per completare gli interventi del Pnrr entro il 30 giugno 2026 occorre spostare i progetti su fondi che hanno un tempo più lungo come i fondi della programmazione europea che vanno al 2027 con termine di spesa al 2029. Il collegamento tra i tre serbatoi principali – Pnrr, fondi strutturali e Fondo di sviluppo e coesione – rappresenta la rete più complicata perché vero è che ci sono ben 25 miliardi da distribuire alle regioni ancora del Fondo di sviluppo e coesione del periodo 2021/2027, ma vero è anche che tra i Fondi Ue e fondi nazionali su 126 miliardi di euro dopo nove anni è stato speso solo il 34% e con il Pnrr ne dobbiamo spendere 220 in cinque anni e dunque qualche domanda viene spontanea.
Ricordiamoci che il Fondo sociale europeo (Fse) è il principale strumento utilizzato dall’Ue per sostenere l’occupazione, aiutare i cittadini a trovare posti di lavoro migliori e assicurare opportunità lavorative più eque per tutti. A questo fine, investe nel capitale umano dell’Europa: i lavoratori, i giovani e chi è alla ricerca di un lavoro. Grazie a una dotazione di 10 miliardi di euro l’anno, il Fse aumenta le prospettive occupazionali di milioni di cittadini europei, prestando particolare attenzione a chi incontra maggiori difficoltà a trovare lavoro. I suoi progetti hanno però una scadenza annuale in marzo: dunque come si può ora spostare parte del Pnrr se non nel 2024?
Inoltre, le attività finanziate dal Fondo sociale europeo si intersecano con il Programma nazionale GOL, previsto dal Pnrr e, quindi, anche le scelte per la politica regionale e di coesione dell’Unione europea sono attuate attraverso tre fondi principali sopracitati. Un impegno che rappresenta circa un terzo della dotazione complessiva del bilancio europeo e agisce da fulcro per altri strumenti finanziari, europei e nazionali, e capitali pubblici privati.
La politica di coesione sociale, economica e territoriale, questa la definizione dei Trattati unionali, rappresenta dunque lo sforzo maggiore ai fini dell’integrazione europea, soprattutto in un momento quale quello attuale in cui, al consolidato divario tra Nord e Sud sulle politiche economiche e di bilancio, si aggiunge una profonda divisione tra Est e Ovest sui temi dei diritti e sulla pratica della solidarietà, oltre che tensioni politiche e spinte centrifughe e nazionalismi che hanno già portato agli effetti destrutturanti della crisi economica in atto.
Nella fase di programmazione andava definito un nuovo equilibrio complessivo tra i soggetti che determinano le scelte strategiche in tema di coesione – ossia la Commissione, gli Stati membri e le loro articolazioni, cioè Regioni e comunità territoriali -, in termini di coerenza nella definizione delle strategie e degli strumenti di intervento ed efficacia dei sistemi di governance degli stessi, al fine di assicurare un equilibrio stabile tra i diversi ambiti dell’economia e della società europea. La coerenza tra le scelte strategiche, definite a livello europeo, nazionale e locale e gli strumenti di intervento dedicati, ai tre livelli territoriali richiamati, è la condizione in grado di sorreggere o sprofondare risolutivamente gli effetti e le ricadute finali delle politiche sui territori, in termini di efficacia nell’azione di sostegno alla crescita, sviluppo, ma anche dell’equilibrio finanziario generale dei sistemi territoriali che sono l’elemento principale al servizio dei cittadini.
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