Ci sono arrivati pure due economisti importanti come Tito Boeri e Roberto Perotti: “Non è vero che rinunciando ai fondi presi a prestito l’Italia farebbe una pessima figura: prendere atto della realtà è uno dei marchi dei veri statisti. Nessun Paese, neanche i meglio amministrati, potrebbe gestire utilmente ed efficientemente un tale fiume di denaro in così poco tempo”. Un’osservazione direi quasi banale, soprattutto se riferita a un Paese che in tempi normali ha difficoltà a spendere appena qualche decina di miliardi forniti dall’Ue.
Sono lontani i tempi in cui il Premier Conte esultava per il successo di far arrivare una “pioggia di miliardi” all’Italia. Ora ci si accorge che la pioggia è invece un diluvio, che invece di portare benefici provoca danni.
Tutto il progetto era impostato male per una banale osservazione: prima si fanno i progetti, poi si cercano le risorse (e quelle finanziarie non sono le uniche risorse). Per quello che riguarda il settore tecnologico, ben presto ci si è accorti che a mancare non sono le risorse finanziarie, ma quelle umane necessarie per realizzare i progetti. E non è una novità: viviamo nell’era della mancanza di risorse IT, come ampiamente previsto da diversi anni, dovuta sia al calo demografico, sia a una richiesta di risorse in crescita continua.
Il Governo Conte-2 a inizio gennaio 2021 era già pronto con un compitino da 167 pagine che scontava già il peccato originale di chiedere addirittura 210 miliardi all’Ue. Poi è arrivato Mario Draghi che, in 10 settimane, ha rimpolpato in fretta e furia quel piano, senza però mai chiedersi se avesse senso chiedere anche la quota prestiti. Un atto di ricognizione che sarebbe stato logico attendersi da un “tecnico” di tale levatura, ma che purtroppo non è mai arrivato. L’ennesima mala gestione del “tecnico” Draghi.
Non basta. Ora si è aggiunto il problema di come finanziarsi. Perché quelli che, a metà 2020, apparivano come prestiti a tassi prossimi allo zero, ora non lo sono più. La Commissione si finanzia sui mercati, come tutti gli Stati sovrani, e col recente rialzo dei tassi la “convenienza” dell’Ue rispetto ai Bot italiani è praticamente nulla, sui titoli con scadenza inferiore a 10 anni. E se ci si finanzia con titoli a 10 anni, questo finirà per pesare sullo spread che si basa appunto sul rendimento dei titoli a quella scadenza.
Pure Bonomi, presidente di Confindustria, ha recentemente espresso le sue critiche: “Il Pnrr è nato nel giugno del 2020. Noi immaginavamo un Piano che si concentrasse a rafforzare il potenziale di crescita del Paese ma ci siamo trovati di fronte a una serie di interventi a pioggia. Una parte essenziale dell’intero progetto erano le riforme, eppure non le stiamo affrontando. Il Piano era sbagliato in origine… Siamo a un bivio. O andiamo avanti rendicontando qualsiasi cosa e sprecando soldi, oppure rinunciamo ai progetti inutili concentrandoci su ciò che si può realizzare e che serve… Con il Pnrr ci era stato assicurato che le riforme si sarebbero fatte. Il risultato è sotto gli occhi di tutti”.
Nel frattempo, il Governo si accorda con la Francia per spendere due miliardi di euro per fornire armi all’Ucraina e poi taglia dieci miliardi di euro alle pensioni.
Tutto chiaro sul perché questa storia non finirà bene?
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