In una riunione recentissima del Cnel il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini ha dichiarato che si è evidenziato l’avvento di condizioni eccezionali e non previste, come, per esempio, l’aumento delle materie prime e altre nuove problematiche.
La ripresa economica è avvenuta mentre ancora la pandemia non è spenta, ma ha tuttavia perso gran parte del suo potere di generare malattia nella persistenza della contaminazione. Vi sarebbe, per tale ragione, la possibilità che molti dei Piani nazionali (Pnrr) redatti e già in posti in opera dalle varie nazioni aderenti all’Ue possano essere sottoposti a revisione, come previsto, del resto, dai regolamenti dell’Ue. Una notizia che si sussurrava tra le mura dei palazzi romani e non solo.
Essa si aggiunge alle notizie di stampa italiane e straniere che aggravano vieppiù la questione. Mi riferisco al fatto che sia i quotidiani italiani che quelli francesi (Italia e Francia fanno riscontrare riprese del Pil non previste) danno risalto alla notizia ben augurale dei tassi di crescita che si stanno determinando ancora nella stessa pandemia. Ma nel mentre tutti gli articolisti sottolineano il fatto che tale crescita provoca danni rilevanti alle imprese perché esse si trovano nella condizione di non potere più ricevere i contributi previsti dal Pnrr sia sotto forme di esborsi monetari, sia sotto forma di sgravi fiscali. E allora mi son venute alla mente le parole di René Girard, o meglio ciò che scriveva, citando il Vangelo di Matteo nel suo seminale libro del 1978 Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo, scritto con due vecchi cari amici, Jean-Michel Oughourlian e Guy Lefort.
Sì, ci sono cose nascoste che riscopriamo solo nella fuoriuscita dalla crisi e che non ci meritiamo. E che in primis non si meritano gli imprenditori, grandi piccoli e medi, che hanno stretto i denti e che hanno continuato con il loro dipendenti e collaboratori a lavorare in condizioni terribili. Chi ha descritto con grande lucidità ciò che sta accadendo è stato, il 28 gennaio 2022, Federico Fubini sulla colonne de Il Corriere della Sera, come meglio non si può dire: “L’Italia stavolta rischia di finire sotto pressione non per aver deluso, ma per il motivo opposto: l’economia è andata meglio di come si temesse quando vennero ripartite le risorse del Recovery nell’estate del 2020, mentre altri Paesi sono andati peggio. Si dovrà dunque capire se, alla prova dei fatti, una parte dei miliardi assegnati a Roma un anno e mezzo fa dovranno essere redistribuiti a chi è rimasto più indietro del previsto. Le regole del resto lo prevedevano. Il 70% delle somme attribuite all’Italia è definitivo, mentre il restante 30% – circa 60 miliardi – potrebbe essere in parte rimodulato. L’economia infatti ha chiuso il 2021 di 2,6% più grande di come prevedeva la Commissione europea quando Giuseppe Conte, allora Premier, si fece fotografare a Bruxelles con il pugno stretto in segno di esultanza per aver strappato un aiuto commisurato a un collasso economico”.
Lasciamo perdere per un momento la discussione che adesso si scatenerà sul problema di dove dovrà essere allocato il potere taumaturgico di Mario Draghi, se al Quirinale oppure a palazzo Chigi, problema e decisione non indifferente, e veniamo alla sostanza. Ossia al fatto che qualcosa in questo Pnrr non funziona come dovrebbe. Come, del resto succede sempre nelle economie dirette dall’alto, come succede da sempre nelle economie più o meno pianificate, per settori o per filiere o per flussi creditizi. La pianificazione è cosa ben diversa dall’economia mista, che fu il segreto del successo italiano ed europeo del secondo dopoguerra e che si è voluta abolire con le regole Ue sin dalla sua fondazione, sostituendola con quello che io definisco l’ordo-liberismo, ossia con meccanismi di mercato fasullo, ossia mercato imposto dalle leggi, anziché dall’autoregolazione delle imprese e delle loro filiere, dalla cultura imprenditoriale e del lavoro dell’impresa come comunità sociale. La pioggia dei sussidi e degli sgravi fiscali si dovrà interrompere per la troppa crescita, o meglio, per la crescita non prevista? Sarebbe veramente paradossale. Purché serva ad aprire gli occhi ai neoliberisti di sinistra e di destra, che hanno perso in questi ultimi decenni il lume della ragione, incantati dalle favole dei burocrati a tecnostruttura mista dell’eurocrazia: quelle decine di migliaia di funzionari scelti e allocati nei posti di responsabilità decisionale con tabelle Cencelli a doppia entrata: appartenenza politica e cittadinanza nazionale, così da non scontentare né il principio partitocratico, né quello nazionalistico.
Già la burocrazia sovietica funzionava così e quella cinese come funzioni è sotto gli occhi di tutti. Forse la riunione in cui il Ministro Giovannini ha detto ciò che tutti solo sussurrano contrassegnerà questo tempo più di quanto non si creda.
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