Nella conferenza stampa di fine anno del 22 dicembre, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha sottolineato che “la sua missione era compiuta”: a) il virus in gran misura sotto controllo a ragione della campagna vaccinale; b) il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ben avviato, dopo avere centrato tutti gli obiettivi nel 2021, e sul retto binario per continuare le marcia della sua attuazione.



Nessuno prevedeva all’epoca i danni che in pochi giorni avrebbe provocato la variante Omicron. Tuttavia, il documento inviato al Parlamento in data 23 dicembre (e disponibile qui) intitolato Relazione sullo stato d’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, a firma del presidente del Consiglio in persona, non del ministro dell’Economia e Finanze Daniele Franco (in capo al quale sono gran parte delle deleghe per l’attuazione del Pnrr), pare contraddire l’affermazione di Draghi secondo cui sono stati centrati gli obiettivi stabiliti per il 2021 e si è sulla buona per la realizzazione del Piano secondo quanto concordato con l’Unione europea. I parlamentari, presi in sedute notturne per l’approvazione della Legge di bilancio, non credo abbiano letto le cento pagine a stampa fitta arrivate nelle loro caselle postali la vigilia di Natale. Penso che non le leggeranno neanche in questi giorni poiché presi dall’elezione del presidente della Repubblica e già in campagna elettorale in vista delle politiche del 2023.



Altri lo hanno fatto, come, ad esempio, la Fondazione Open Polis che ha espresso un giudizio particolarmente severo. Questi alcuni punti delle osservazioni della Fondazione:

“I contenuti relativi agli obiettivi e ai traguardi raggiunti sono molto generici e spesso non ci sono riferimenti diretti agli atti adottati. Questo perché nella stessa relazione si evidenzia come attualmente il sistema di monitoraggio non sia ancora entrato pienamente a regime. Di conseguenza la stessa cabina di regia fatica a mettere a disposizione informazioni corrette e verificabili. Senza questa struttura, però, risulta impossibile operare una qualsiasi attività di monitoraggio e controllo volta non solo a valutare lo stato di avanzamento dal Piano ma anche come vengono investite le risorse”.



A ragione delle scadenze europee, nonché – aggiungiamo – dell’esigenza di inviare alla Commissione europea la documentazione (tra cui un rapporto sintetico – ma completo) per la richiesta di pagamento della prima rata da 24,1 miliardi (i 24,9 miliardi ricevuti il 13 agosto erano un prefinanziamento ossia un anticipo), nell’ultimo mese c’è stata una forte accelerazione sul raggiungimento dei target, passati dai 13 di fine settembre ai 29 attuali. Ma qual è la qualità dei target raggiunti?

Le informazioni sul portale “Italia Domani” sono lacunose e contraddittorie e, quindi, poco utilizzabili. Per rimediare a questo problema – non risolto nella relazione del 23 dicembre – i ricercatori di Open Polis hanno incrociato le fonti disponibili – atti normativi, portali dei vari dicasteri, elaborazioni dell’ufficio studi di Camera e Senato – al fine di comprendere qual è la situazione effettiva. La conclusione: “Anche incrociando tutte queste fonti i dubbi su quanto affermato dell’Esecutivo rimangono”. 

Un elemento che colpisce – aggiunge Open Polis – è il poco spazio attribuito proprio all’illustrazione dei target e delle milestone raggiunti. Si tratta di un breve riassunto di poco più di una decina di pagine. Nella maggior parte dei casi, inoltre, ci si limita a spiegare qual era l’obiettivo da raggiungere, ma spesso, anche in questi casi, non ci sono riferimenti precisi agli atti adottati. Vi è una tabella in cui sono riassunte le scadenze, le misure relative, il codice di riferimento e l’amministrazione titolare. “Anche qui, però, non c’è un riferimento preciso agli atti presi per conseguire il risultato. Ciò rende molto problematica la verifica di quanto affermato dall’Esecutivo”.

Inoltre, “in base alle informazioni disponibili, alcune delle scadenze possono anche essere considerate come ‘prossime al completamento’, ma allo stato attuale risultano ancora in corso”. Open Polis cita numerosi esempi in materia.

Ho letto il documento e condivido gran parte delle osservazioni di Open Polis. Aggiungo che il documento è diviso in due parti che sembrano curate da mani distinte. La prima, a carattere generale, descrive l’assetto organizzativo che si sta mettendo in piedi per l’attuazione del Pnrr: senza un confronto tra il cronoprogramma originale (per allestire la struttura) e quello che si profila adesso. È una lettura utile solo a chi non ha seguito la preparazione del Pnrr in quanto si tratta di una mera descrizione di quanto già noto a chi si interessa della materia. Più interessante, e più rivelatrice, la seconda parte: una serie di “schede” delle attività delle amministrazioni titolari delle misure (riforme ed investimenti) del Pnrr. 

Anche se il sistema di monitoraggio è ancora in fase di messa a punto, da queste “schede” si vede quali amministrazioni sono in affanno per fare fronte agli impegni assunti con il Pnrr. L’impressione che se ne trae è che anche se si è partiti con una gamba migliore di quella proposta dal Governo Conte II, c’è ancora molto da fare – tanto a livello generale (codice appalti, organizzazione stazioni appaltanti e, soprattutto, riforme), tanto a quello delle singole amministrazioni competenti per materia – per potere dire che il Pnrr è sulla pista di decollo.

Il 29 dicembre è stata inviata la richiesta di finanziamento e la documentazione (compreso rapporto sull’attuazione) alla Commissione europea. Sarebbe utile sapere se il rapporto inviato a Bruxelles è lo stesso inviato al Parlamento il 23 dicembre. Se si tratta di un documento differente, è auspicabile che venga diffuso.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI