Il Covid-19 non cessa di stupirci: i suoi effetti collaterali, previsti o non previsti, mutanti come la sua forma o immobilizzanti come le nostre risposte alla sua minaccia, attraversano e attraverseranno per anni anzi decenni la vita umana in tutti i suoi ambiti. Ce lo fanno capire l’Oms e l’Unicef con un nuovo allarme lanciato pochi giorni fa: la pandemia da Covid-19 sta provocando un importante ritardo nelle vaccinazioni infantili in diverse regioni del pianeta causando il ritorno o la più ampia diffusione di malattie invalidanti o mortali che potrebbero essere invece prevenute o sradicate.   



I dati, tra l’altro discussi e pubblicati anche da The Lancet, parlano chiaro: l’attenzione al Covid-19 e gli sforzi per ridurre il contagio da Sars-Cov-2 hanno talmente impegnato a livello planetario i servizi sanitari che nel mondo almeno 23 milioni di bambini non hanno completato o hanno mancato del tutto la routine vaccinale che difende da malattie come la polio, la difterite, il tetano, il morbillo, la pertosse.



E questo solo nel 2020, anno che ha superato in questo senso il 2019 per 3,7 milioni di bambini ed ha raggiunto il picco più alto in senso negativo dal 2009. “Sono numeri allarmanti – riferisce l’Oms – che suggeriscono che la pandemia da Covid-19 sta erodendo anni di progressi nelle routine di immunizzazione esponendo così milioni di bambini a malattie killer tuttavia prevenibili”.

Le regioni del mondo più colpite da questo fenomeno sono il Sudest asiatico, il Mediterraneo orientale, alcune aree dell’America centrale e latina e naturalmente l’Africa. Tra i Paesi più segnati: India, Pakistan, Indonesia, Filippine, Messico, Mozambico, Angola, Tanzania, Argentina, Venezuela e Mali. Evidentemente stiamo parlando di aree già in difficoltà, viste le condizioni climatiche, igieniche, economiche e politiche che spesso attanagliano Paesi come questi. Tuttavia il ritardo nei programmi vaccinali “ordinari” potrebbe allargarsi in modo contagioso ad altre regioni e riguardare non solo malattie da outbreak come quelle indicate, ma anche patologie come il papilloma virus (Hpv) responsabile del tumore all’utero nelle donne.



Che cosa fare di fronte a questo problema causato dal Covid? Tutte le istituzioni e agenzie interessate, dall’Oms all’Unicef alla Vaccine Alliance Gavi, ritengono che sia necessario, oltre a lanciare allarmi come questo, supportare con rinnovati sforzi e investimenti internazionali i piani mondiali di immunizzazione. Man mano che i vari Paesi nel mondo avranno recuperato i disastri sanitari ed economici del Covid-19, potranno affidarsi al supporto di queste istituzioni ed agenzie al fine di:

1) ripristinare in sicurezza i servizi e le campagne di vaccinazione “ordinari” anche durante il permanere della pandemia da Covid-19;

2) strutturare campagne mediatiche di comunicazione efficaci nel sottolineare alle popolazioni l’importanza delle vaccinazioni;

3) identificare meglio e con più precisione le fasce di popolazione, le intere comunità o i Paesi nel mondo colpiti da questo gap nelle vaccinazioni infantili;

4) implementare, con adeguati finanziamenti in queste comunità e Paesi, dei piani di vaccinazione meglio strutturati al fine di superare questo gap;

5) assicurarsi che questi piani e finanziamenti siano specifici e procedano indipendentemente, ma pienamente, rispetto alle altrettanto importanti immunizzazioni per il Covid-19.

Non bisogna cedere o distrarsi, nonostante il Covid-19: secondo l’Oms bisogna insistere con rinnovata attenzione per perseguire gli obiettivi ambiziosi dell’Agenda di immunizzazione globale 2030 che punta al 90% di copertura planetaria per le vaccinazioni infantili essenziali, e almeno dimezzare il numero di bambini che hanno ricevuto “zero dosi” o non hanno completato l’intero iter vaccinale, ad ampliare la ricerca e la diffusione di più moderni vaccini “salvavita” anche contro molte altre gravi malattie come quelle da pneumococco o rotavirus che, insieme a tutte le altre disgrazie, tormentano i bambini nei Paesi più poveri del mondo.

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