Ieri sera la Commissione bilancio della Camera ha dichiarato inammissibili alcuni emendamenti alla Legge di stabilità su materie molto importanti che riguardano decine di migliaia di persone e che hanno suscitato da tempo un vivace dibattito e tante polemiche. Due emendamenti (uno presentato e votato da tutta la Commissione lavoro, a eccezione del sottoscritto; l’altro a mia prima firma) sono concernenti la questione dei cosiddetti esodati; uno, sempre a mia prima firma, è relativo al problema delle ricongiunzioni onerose che si trascina insoluto dall’estate del 2010.



Le laconiche motivazioni per questi pareri sono le solite: a volte l’estraneità di materia (sempre discutibile a fronte di provvedimenti che affrontano tante tematiche); in altri casi l’inadeguatezza della copertura finanziaria. Contro l’inammissibilità ho presentato ricorso, ma ormai le uniche speranze di compiere qualche passo avanti verso una soluzione definitiva di questi problemi stanno solo nelle mani dei relatori (Pier Paolo Baretta per il Pd e Renato Brunetta per il Pdl) e del Governo. Spetta a loro – se vi saranno le condizioni – di trovare un percorso in grado di affrontare in qualche modo almeno il problema degli esodati che ha trovato, nell’anno in corso, una vasta eco sui media, tanto da attirare l’attenzione di tutti i partiti.



La “vertenza” degli esodati (così è definito quell’insieme di “categorie” che rivendicano di essere salvaguardate attraverso l’applicazione nei loro confronti delle regole per l’accesso al pensionamento previgenti rispetto alla riforma Fornero) merita di essere studiata anche sul piano sociologico, perché non ha mai avuto le caratteristiche di una tradizionale iniziativa sindacale. Anzi, il ruolo dei sindacati è stato tutto sommato secondario rispetto a quello svolto da una miriade di comitati (organizzati ciascuno secondo una rivendicazione specifica) che hanno gestito in proprio la mobilitazione servendosi prevalentemente della rete e del web, anche per controllare l’azione dei parlamentari, minacciando di giudicarne i comportamenti ai fini del voto.

A causa di quella strana alchimia che determina la politica dell’informazione in Italia, il caso degli esodati ha colpito la fantasia (si fa per dire) e l’interesse dei media, trasformando la loro lotta in una vera e propria emergenza nazionale. Chi scrive, di per sé poco propenso a sposare le cause senza esercitare quel minimo di spirito critico e di realismo indispensabili per chi fa politica con responsabilità, ha finito per diventare il “saracino della giostra” degli esodati italiani, sul quale caricare tutte le responsabilità per la mancata soluzione dei loro problemi. Eppure i fatti mi hanno sempre dato – purtroppo – ragione ogniqualvolta mi limitavo a dissentire, sul piano tattico, dalla linea di condotta della Commissione lavoro.

I miei primi dubbi emersero quando la Commissione, d’accordo con i sindacati, decise di compilare un lungo elenco di situazioni a cui estendere le tutele lungo un arco temporale di 7-8 anni, senza preoccuparsi adeguatamente delle crescenti esigenze di copertura finanziaria. Poi i 7 agosto non ho condiviso la decisione di votare (nonostante una lettera del ministro chiedesse il rinvio) un testo per l’aula (che poi fu addirittura calendarizzato) senza che avesse le spalle coperte sul piano finanziario. Non a caso il pdl a prima firma Damiano è arrivato e uscito dall’aula alla Camera, in ottobre, alla stregua di una meteora. Infine, mentre la stampa “tifava” per la valorosa Commissione lavoro, veniva votato un emendamento alla legge di stabilità che riproponeva pari pari le casistiche già incluse nel pdl Damiano (AC 5103). Io invece ne presentavo una diverso direttamente in Commissione bilancio.

Ambedue questi emendamenti sono stati cassati. O si trovano altre soluzioni oppure – bisogna avere il coraggio di dirlo – del caso esodati si parlerà nella prossima legislatura. Tutto non è perduto, però. Si vedrà nelle prossime ore. Ho valuto ricapitolare questa storia al solo scopo di mettere in evidenza quanto sia difficile, nell’attuale situazione finanziaria, trovare delle soluzioni per riparare a errori palesi che hanno dato luogo al problema degli esodati da un lato, a quello delle ricongiunzioni onerose dall’altro. Ma, come affermava un filosofo, è sempre difficile spiegare una cosa a qualcuno che abbia interesse a non capirla.