«Gli sciocchi – diceva in presidente Mao – compiono degli sforzi enormi per sollevare dei massi, poi se li lasciano cadere rovinosamente sui piedi». Il gruppi della Lega Nord e dell’Idv di Montecitorio non avevano letto oppure avevano dimenticato questa metafora del leader cinese. Così avevano presentato una mozione di sfiducia ad personam nei confronti della titolare del welfare, pensando di lucrare consenso politico, grazie a un sentimento largamente ostile verso la professoressa Fornero che serpeggia all’interno dei gruppi di maggioranza, come era emerso con chiarezza la scorsa settimana, quando lo stesso premier Monti era venuto in Aula a raccomandare l’approvazione della legge sul lavoro prima del vertice europeo del 28-29, senza modifiche del testo licenziato dal Senato, impegnando il governo a promuovere «tempestivamente» modifiche al testo sui punti delicati della flessibilità in entrata e sugli ammortizzatori sociali (nonché sul tormentone degli esodati, divenuto ormai una questione di interesse nazionale).
A proposito di esodati – per inciso – ci permettiamo di fare una previsione, sapendo come vanno a finire le cose nel Bel Paese. È noto che si sta discutendo, nell’ambito della spending review, di realizzare degli tagli alla spesa allo scopo di poter evitare quell’incremento dell’Iva atteso per settembre a copertura di un “buco” di bilancio (è bene ricordarlo) ereditato, in pratica, dal governo precedente, responsabile di aver trovato una copertura insostenibile sul piano sociale nella manovra dell’estate di un anno fa. Nella spending review dovrebbe essere inserita anche la copertura per gli altri 55mila esodati, individuati dal ministro.
Noi ci auguriamo che la nostra previsione non si avveri, ma siamo pronti a scommettere che la vicenda si risolverà come segue: si troveranno le risorse per tutelare gli esodati, ma si finirà per aumentare anche l’Iva a ottobre, visto che in mancanza i conti non torneranno. A conti fatti, ancora una volta – so che questi discorsi non piacciono agli interessati – finiremo per privilegiare, con le scarse risorse disponibili, gli anziani a scapito di quei giovani che continuano a battere i denti fuori dal mercato del lavoro.
Tornando però al caso Fornero, alla fine il ministro è uscito più forte, come sempre accade quando in politica gli avversari commettono degli errori capitali. La mozione è stata respinta con una quarantina di voti in più rispetto a quelli, a favore, ottenuti sul disegno di legge. Paradossalmente, vi sono stati più problemi all’interno del Pd che del Pdl, tanto che nel gruppo democratico la dichiarazione di voto è stata “requisita” dalla presidenza, mentre i componenti della Commissione Lavoro si sono defilati. La mozione di sfiducia affrontava praticamente un solo tema: la guerra dei numeri riguardanti i cosiddetti esodati.
La versione attribuita all’Inps dei 390mila casi era stata presa come oro colato, senza che nessuno avesse mai visto il documento, avesse chiari i criteri con cui quell’ammontare era stato calcolato o il periodo di tempo a cui si riferisse. Fermo restando che una maggiore trasparenza e una più precisa rappresentazione dei casi meritevoli di salvaguardia (e di applicazione delle previgenti regole pensionistiche) da parte del governo avrebbe evitato un mare di polemiche. I 65 mila inizialmente calcolati da Fornero si riferiscono ai primi 24 mesi di applicazione della legge. Con gli ulteriori 55 mila si arriva a coprire almeno tutto il 2014.
A chi scrive sembra ragionevole andare avanti passo dopo passo, secondo le disponibilità finanziarie volta per volta occorrenti. Senza rinunciare all’impegno solenne assunto dal governo (e da riconfermare dai governi futuri) per cui nessuno resterà senza lavoro, senza ammortizzatori sociali e senza pensione.