È una legge di stabilità o una rappresentazione del Circo Barnum? Non so che opinione si siano fatti i lettori, ma chi scrive si interroga se mai Governo e Parlamento riusciranno, prima o poi, a venire a capo di questo fondamentale provvedimento chiamato a definire il quadro finanziario (e non solo) dell’iniziativa legislativa del prossimo anno. Ho avuto modo di parlare con uno dei due relatori e l’ho trovata abbastanza ottimista circa la possibilità di portare a termine l’impresa. Ma a suscitare più di un dubbio in proposito non è solo la presentazione di più di 3mila emendamenti, la gran parte dei quali a opera dei partiti di maggioranza. Un tal sfoggio di inutile presenzialismo lo abbiamo già visto in altre occasioni. È sufficiente un giro di vite da parte delle presidenze dei gruppi per riportare ordine. Sempre che – qui casca l’asino – ci sia la volontà politica di agire di conseguenza. E la situazione è assai turbolenta in tutti i maggiori partiti. 



Tuttavia, senza impelagarsi nelle possibili ricadute sul governo del voto per la decadenza del Cavaliere (augurandosi che non ve ne siano), ciò che preoccupa di più – a stare a quanto riferiscono le cronache – riguarda gli accordi che Pd e Pdl man mano raggiungono in materie delicatissime, salvo poi interrogarsi su come trovare le coperture. Sono tante le questioni siffatte che non siamo sicuri di poterle annoverare tutte. Cominciamo dall’Imu. Enrico Letta ha ribadito che questa imposta è destinata a morire e quindi non si pagherà neanche la seconda rata. Tralasciamo per il momento la circostanza che l’Imu, come l’Araba Fenice, è destinata a risorgere dalle ceneri come altra tassa gravante sugli immobili. Chiediamoci solamente dove si andranno e reperire le risorse necessarie, ricordando, in proposito, che deve essere persino risistemata la copertura riguardante la sospensione prima, la soppressione poi, della prima rata, visto che le aziende del gioco on line si sono guardate bene dall’aderire al concordato fiscale loro proposto e indicato tra i cespiti di copertura. Ma non c’è solo “l’imposta maledetta” sulla casa.



Che dire delle pensioni? Si modificano le misure contenute nel testo iniziale relativamente all’indicizzazione, si aprono di nuovo i cordoni della borsa “pro soccorso invernale esodati” (a favore degli altri 6,5mila casi già indicati) e contemporaneamente si ipotizzano coperture molto controverse e precarie. Poi c’è la cig in deroga, uno strumento di carattere straordinario (pensato, nel 2008, dall’allora ministro Maurizio Sacconi per far fronte ad horas alla crisi economica scoppiata all’improvviso) che ormai si avvia a diventare strutturale, ben sapendo quanto sia difficile un controllo sull’effettiva correttezza nell’uso di questa prestazione. Infine, si vorrebbe estendere la no tax area fino a 12mila euro annui (in un Paese in cui, su circa 42 milioni di contribuenti, la metà ne dichiara meno di 15mila); e naturalmente si cerca di aumentare le risorse destinate a ridurre il cuneo fiscale.



A tal proposito, speriamo almeno che passi la proposta di destinare le maggiori disponibilità alla detassazione della retribuzione concordata ai fini di una maggiore produttività piuttosto che a un assegno, sostanzialmente assistenziale, erogato ai lavoratori in condizioni di maggior disagio. Nel primo caso l’operazione sarebbe di qualche utilità anche per le imprese, nel secondo esse starebbero a guardare. Come le stelle, le quali non hanno bisogno di essere competitive.

All’interno di questa situazione – che, mutuando da Ennio Flaiano, definiremmo grave ma non seria – da oggi scendono in campo con i loro scioperi articolati, per settori e territori, Cgil, Cisl e Uil. Così il quadro è perfetto. Si torna alla Prima Repubblica: una Finanziaria (ora si chiama legge di stabilità) presa in ostaggio dalle forze politiche di maggioranza; un assalto scomposto alla diligenza da parte delle forze sociali; gli scioperi d’incoraggiamento per non restare fuori dalla spartizione. Che cosa poi ci sia da spartire a tutti è ignoto.