La nuova segreteria del Pd è composta da persone molto giovani. Alcuni di loro sono passati direttamente dal tempo spensierato e ludico dell’infanzia a quello engagé della politica. Tanto che nelle riunioni mattutine qualcuno si presenta con giochi di società. Si deve discutere di economia? Filippo Taddei arriva da Bologna portando con sé il “Monopoli”. L’ordine del giorno prevede di affrontare delicate questioni di politica internazionale? Ci pensa Debora Serracchiani – che “governa” una regione di confine una volta di notevole importanza strategica – a predisporre per tutti il “Risiko”. Come tutti i ragazzini i neosegretari hanno i loro eroi. Dismessi quelli dei fumetti (Tex Willer, Zagor, Topolino, Barbarella o Valentina che fossero), sono passati a coltivare il culto dei grandi riformisti di sinistra, coloro che non richiedono particolari presentazioni. Per identificarli, come per il confetto Falqui, basta la parola. Così, dovendo formulare un job act nel giro di poche settimane, Renzi e i suoi si sono messi a saccheggiare le proposte “politicamente corrette” circolate in questi anni, nonostante l’ostracismo della Cgil.
Il dibattito che ha preso avvio sembra un grande scambio di figurine o di francobolli: “Se tu mi dai un contratto unico con tutela crescente e differenziata come proposto da Tito Boeri, io ti concedo la variante di Pietro Ichino sulla flexsecurity all’italiana”. “E del contratto di ricollocazione che ne facciamo?”. “Quello – se ci riusciamo – lo giriamo ad Alfano, cercando di fare in modo che Maurizio Sacconi non se ne accorga. Altrimenti lo avverte del bidone e del parere contrario della Confindustria”.
Intanto, i soliti quotidiani ben informati raccontano come procede l’elaborazione del “nuovo che avanza” in materia di lavoro. In un primo momento sembrava che il brain trust del sindaco-segretario avesse decretato la fine dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, almeno per i nuovi assunti. La proposta era caduta nel contesto di un assordante silenzio. Come se in Cgil (e persino in Fiom) avessero capito che erano soltanto chiacchiere. L’unico a cadere nella trappola è stato Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera, il quale, essendo nato a Cuneo, non riesce mai a stare agli scherzi. Poi, da Piazza del Nazareno è venuto il contrordine. Così l’articolo 18 è diventato un tabù per addetti ai lavori, mentre Renzi si dice interessato a risolvere i problemi concreti.
Per alcuni giorni sono andate forte le idee di Pietro Ichino: il contratto sperimentale a tempo indeterminato “più flessibile e meno costoso” come strumento parallelo rispetto alla legislazione vigente e indicato come alternativa ai rapporti di lavoro flessibili. Infine, domenica scorsa, La Repubblica ha spiegato che il job act virerà decisamente sul modello Boeri-Garibaldi: un contratto a tempo indeterminato (unico?) che prevede una tutela solo obbligatoria contro il licenziamento per la durata di un triennio, trascorso il quale sarebbe integralmente applicata la disciplina prevista dalla riforma Fornero (a questa conclusione arriviamo noi; ma non ne siamo sicuri, visto che si continua a fare riferimento, di solito, all’articolo 18 ancien régime).
In buona sostanza, c’è da aspettarsi un’ampia rivisitazione della materia, nonostante dopo lo shock provocato dalla legge n. 92 del 2012 si fosse ritenuto opportuno chiudere il “cantiere legislativo” per un certo arco di tempo. Matteo Renzi vuol fare vedere come pulisce la scopa nuova. E Letta, per non essere da meno, si è impegnato a un’ulteriore revisione degli ammortizzatori sociali.
Nessuno parla, invece, di una misura che sarebbe utile: l’istituzione dei contratti a termine Expo, acausali fino a tutto il 2015, per tutti i settori e il territorio nazionale. Di questa soluzione si era parlato nel “pacchetto Giovannini”; poi la definizione era stata affidata a un avviso comune delle Parti sociali che invece si è smarrito nella nebbia.
Vedremo, allora, che cosa ci riserva il job act. Intanto – in vista delle festività natalizie – ci permettiamo di rendere omaggio a Matteo Peter Pan Renzi con i versi di un grande poeta italiano come Giacomo Leopardi: “Garzoncello scherzoso, codesta età fiorita è come un giorno di allegrezza pieno, giorno chiaro e sereno che precorre la festa di tua vita. Godi ragazzo mio, tempo soave, stagion lieta è codesta. Altro dirti non vò, ma la tua festa ch’anco tardi venir non ti sia grave”.