La legge di stabilità contiene norme riguardanti pensioni e lavoro. Vediamo di riepilogarle e commentarle. Rinviato all’anno prossimo il progetto di introdurre nuove forme di flessibilità in uscita, il disegno di legge riconosce la possibilità di optare per una trasformazione a part-time del rapporto di lavoro (fino al raggiungimento del requisito anagrafico vigente ovvero per tre anni) a chi ha 63 di età, fermo restando il versamento dei contributi all’Inps da parte dell’azienda sull’intero importo della retribuzione affinché il trattamento pensionistico non subisca decurtazioni. Negli anni di part-time, con riduzione massima di orario al 50%, il lavoratore percepisce uno stipendio più alto rispetto a quello corrispondente all’orario di lavoro ridotto, perché riceve in busta paga una somma pari alla differenza contributiva che l’impresa avrebbe dovuto versare all’Inps. 



In pratica, si tratta di un tempo parziale con orario al 50%, ma retribuito al 75%, che garantisce, inoltre, la maturazione della pensione come fosse stipendio pieno. L’operazione però è a “numero chiuso” nel senso che, esauriti i modesti stanziamenti, l’Inps “chiuderà bottega”. Ammesso e non concesso che la misura possa essere di particolare interesse, varrà il principio del “chi prima arriva meglio alloggia”. 



Aumento no tax area per i pensionati (la soglia di reddito esentasse) Per gli ultra75enni passa a 8mila euro (da 7.750 euro), mentre per i pensionati sotto i 75 anni aumenta a 7.750 euro (da 7.500). La misura potrebbe decorrere, però, solo dal 2017.

Proroga Opzione Donna Le donne con 58 anni di età e 35 di contributi possono lasciare il lavoro sottoponendosi, per l’intera anzianità di servizio maturata, al calcolo contributivo dell’assegno purché raggiungano i requisiti richiesti entro il2016. In pratica, accedono  non solo tutte le lavoratrici che maturano il requisito entro fine 2015, ma il regime è persino prorogato di un anno, per l’intero 2016. Si supera così l’interpretazione della Ragioneria Generale dello Stato, in base alla quale entro il 2015 le interessate non dovevano soltanto maturare i requisiti richiesti, ma anche completare l’anno (18 mesi per le lavoratrici autonome) della cosiddetta finestra mobile. 



Esodati. La potente lobby degli esodati dovrebbe ottenere la settima salvaguardia, grazie ai risparmi, rispetto alle previsioni, che vi sono stati in quelle precedenti. Non si conoscono ancora quali criteri verranno definiti per chiudere i conti con un vecchio andazzo del sistema previdenziale. Pare che i nuovi salvaguardati saranno circa 24 mila. I vari comitati ne rivendicano il doppio: non a caso si tratta del numero corrispondente a quello delle domande respinte dall’Inps per insussistenza dei requisiti previsti dalle leggi. A questo proposito, chi scrive condivide le considerazioni di Daniele Manca sul Corriere della Sera: “Far passare il concetto che tra i 50 e i 60 anni, se si perde il lavoro, si debba mirare alla pensione, è un danno non solo ai conti pubblici ma all’idea stessa di comunità civile che dovrebbe invece puntare al reimpiego di persone”, che sono ancora in grado di dare il loro contributo alla società. 

Per quanto riguarda il capitolo lavoro, è previsto un incentivo consistente nell’applicazione di un’aliquota ridotta del 10% sulla quota di salario di produttività, di partecipazione agli utili dei lavoratori o di welfare derivante dalla contrattazione aziendale, all’interno di un tetto di 2.000 euro, estendibile a 2.500 se vengono contrattati anche istituti di partecipazione. Il bonus per gli accordi aziendali (produttività e welfare) sarà utilizzabile per tutti i redditi fino a 50.000 euro. Lo sgravio fiscale ha un valore complessivo di 430 milioni di euro nel 2016. Nei prossimi anni il valore salirà a 589 milioni di euro.

La decontribuzione sui nuovi contratti a tempo indeterminato proseguirà anche per le assunzioni effettuate nel 2016, ma la misura sarà ridotta. Lo sgravio non sarà più del 100% per tre anni ma del 40% per 24 mesi (in sostanza passerà da 8.060 a 3.250 euro). La misura è finanziata per 834 milioni nel 201 e per 1,5 miliardi nel 2017. È diffuso il timore che questo scorcio di anno sarà usato dalle imprese per fare assunzioni a beneficio pieno fino a tutto il 2017. Il che metterebbe ancora più a rischio la copertura finanziaria, prevista a tale titolo, nella Legge di stabilità dell’anno in corso.