È noto che, al Senato, il capitolo pensioni nel disegno di legge di stabilità 2016 è restato immutato, sia in commissione Bilancio, sia nella lettura dell’Aula. Gli emendamenti su Opzione donna, esodati e pensione anticipata furono bocciati. Si disse allora che le eventuali modifiche in tema di pensioni venivano rinviate all’esame della Camera, in corso in queste ore. A scorrere gli emendamenti approvati in commissione Bilancio, a Montecitorio, non sembrano esservi particolari novità, salvo la norma che consente agli studenti di medicina, chirurgia e odontoiatria di coprire – versando i relativi contributi anche avvalendosi dei prestiti d’onore – gli anni dal quinto di corso e fino all’iscrizione all’Albo professionale. Dal canto suo il Governo ha usato la mano leggera, apportando qualche ritocco alla no tax area dei pensionati.



A questo proposito val la pena di ricordare che nel testo iniziale del disegno di legge l’incremento sarebbe scattato dal 1° gennaio 2017. Per quanto riguarda le modifiche si passava da una detrazione di 1.725 euro su di uno scaglione fino a 7.500 euro annui per i pensionati di età inferiore a 75 anni a una di 1.783 su di uno scaglione fino a 7.550; per i pensionati con età non inferiore a 75 anni si passava invece da una precedente detrazione di 1.783 euro su di uno scaglione di 1.750 a una di 1.880 euro su di uno scaglione di 8mila. L’emendamento non tocca l’impianto e si risolve nell’anticipare questi aggiustamenti di un anno, a decorrere pertanto dal 2016.



Tale anticipo della no tax area delle pensioni viene finanziato con 146,5 milioni nel 2016 e per 43 milioni sul 2017 che registra un effetto traino. Le risorse vengono prese da una riduzione del Fondo sociale per l’occupazione e la formazione. Il che non è certo un fatto positivo, dal momento che si sottraggono – nuovamente – stanziamenti destinati al lavoro (e quindi ai giovani) allo scopo di migliorare le condizioni degli anziani, in nome del principio – del tutto italiano – per cui ai pensionati deve essere riservata un’attenzione prioritaria.

Tale subcultura si ritrova anche in un’altra norma contenuta nell’emendamento del Governo, grazie alla quale viene neutralizzato per il 2015 il recupero della rivalutazione automatica non dovuta. Anche in questo caso è doveroso svelare l’arcano. Le pensioni vengono rivalutate sulla base di un meccanismo ragguagliato al costo della vita. A inizio d’anno si fa una previsione dell’andamento dell’inflazione e se ne riportano gli effetti sui trattamenti, riservandosi un conguaglio a fine anno in conseguenza del dato effettivo. In passato vi era sempre la necessità di un qualche adeguamento rispetto a un trend più elevato. Nel 2014, invece, l’inflazione è cresciuta meno del previsto; pertanto, il conguaglio sarebbe stato al ribasso, se nella legge di stabilità non fosse stata prevista una neutralizzazione. Non ci sarà, così, il recupero della minore crescita dei prezzi nel 2014 che avrebbe pesato, come conguaglio, sulle pensioni del 2015. Non è invece prevista la sterilizzazione degli effetti della minor crescita dei prezzi sulle pensioni del 2016. 



Arriva, inoltre, la proroga della Dis-Coll, il meccanismo di tutela della disoccupazione dei collaboratori per il quale le coperture erano limitate al solo 2015. L’emendamento del Governo, tuttavia, si limita a stanziare fondi fino al tetto di 54 milioni nel 2016 e di 24 milioni nel 2017. Se non ci saranno colpi di coda, imprevisti, non dovrebbero intervenire modifiche per quanto riguarda sia la questione degli esodati (la settima salvaguardia è già scandalosa di per sé), sia la cosiddetta Opzione donna.

A quest’ultimo proposito è appena il caso di ricordare un aspetto: come viene finanziata un’operazione che consentirà ad alcune migliaia di lavoratrici (secondo le stime: 17.500 dipendenti private; 7.500 lavoratrici autonome; 7.800 dipendenti pubbliche) di optare per la quiescenza qualche anno prima dei 60, sottoponendo il proprio assegno interamente al calcolo contributivo. È sulla copertura che casca l’asino, giacché viene prorogato, per il biennio 2017 e 2018, il sistema di rivalutazione delle pensioni inizialmente limitato al 2014-2016. Ciò significa che verranno penalizzati i trattamenti di milioni di pensionati (quelli che percepiscono un assegno superiore a tre volte il minimo) che si avvarranno ulteriormente di un sistema di rivalutazione meno conveniente di quello normalmente previsto.