Nel suo intervento al Meeting di Cernobbio, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha dichiarato che, nella manovra di bilancio, il Governo può mettere a disposizione del ”pacchetto pensioni” un paio di miliardi. Se non ricordiamo male nella proposta del ministro c’è un ritocco in aumento rispetto alle disponibilità di cui si parlava prima dell’estate. In ogni caso, in occasione del riavvio del confronto con i sindacati — slittato al 12 settembre — verranno ulteriori chiarimenti. 

E’ comunque difficile ipotizzare che lo stanziamento previsto possa assicurare un’adeguata copertura per tutte le misure che sono state sul tavolo del negoziato: dall’Ape all’estensione della cosiddetta quattordicesima, dal superamento dell’onerosità per le ricongiunzioni contributive alle agevolazioni per i lavoratori sottoposti a mansioni usuranti, alla cancellazione definitiva della penalizzazioni in caso di pensionamento anticipato prima dei 62 anni. 

A seguire il dibattito e le indiscrezioni non si trovano più riferimenti — per fortuna — per l’ipotesi di un’ottava salvaguardia a favore dei cosiddetti esodati, anche se alla Camera esistono diversi progetti di legge, provenienti da diversi schieramenti, già pronti per l’Aula. 

Già, gli esodati? Chi volesse trarre un bilancio di un’esperienza che a regime costerà quasi 12 miliardi può trovare puntuali risposte (con dati fino ad agosto) in un report pubblicato dall’Inps riguardante i lavoratori salvaguardati nelle sette operazioni compiute. Secondo quanto emerge dal rapporto risulta, nella settima salvaguardia, un’eccedenza rispetto alle previsioni (su cui sono stati definiti gli stanziamenti) di circa 15mila posti che, secondo i ”santi patroni” della categoria, potrebbero essere utilizzati, come già avvenuto in passato, per il finanziamento dell’ottava salvaguardia. Si fa notare, infatti, che, sempre con riferimento alla settima salvaguardia, vi sono: circa 11.500 domande accolte su un totale di 26.300 posti; 11.479 certificazioni già spedite; 964 le domande giacenti; 5.466 pensioni liquidate. 

Il fatto è che le cose non si possono affrontare in questo modo. Se vi sono state delle domande respinte ciò è dipeso dall’insussistenza o dall’incompletezza nei casi esaminati dei requisiti previsti dalla legge. Altrimenti si continua a sconfinare dagli ambiti e dai motivi per i quali sono state inizialmente previste le tutele. Quando le regole e le tipizzazioni precedenti non sono in grado di coprire tutte le situazioni si allarga il perimetro della salvaguardia allo scopo di ricomprendervi anche quelli che non ne avevano diritto sulla base dei criteri previgenti. Ormai il meccanismo delle salvaguardie si è spostato tanto in avanti da determinare, in pratica, una sorta di ”terra di nessuno” dove continuano a valere i requisiti precedenti la riforma Fornero. 

In sostanza, quella di esodato è diventata una patente in grado di consentire per un numero sempre più esteso di casi la mancata applicazione della riforma del 2011 (infatti, sono appunto gli esodati ad alimentare il gran numero di trattamenti anticipati/anzianità che ancora vengono erogati).  

Ma vediamo in conclusione un po’ di dati riassuntivi del fenomeno, riportando di seguito la tabella riepilogativa delle operazioni di salvaguardia intervenute dal 2012 in poi. Come si può notare in tutte le salvaguardie le previsioni sono state più generose delle certificazioni accolte e delle pensioni erogate (nel complesso 106mila contro le 172mila programmate).