Nel mese di dicembre il malessere esistente tra il ministero del Lavoro e l’Inps è venuto allo scoperto con uno scambio di lettere contenenti reciproche considerazioni polemiche, che, in nome della trasparenza, sono state postate sul sito dell’Istituto di via Ciro il Grande. Significativo è il numero delle pagine riferite alle due lettere. Mentre la Nota ministeriale del 16 dicembre (a firma del Direttore generale della Previdenza e assistenza, Concetta Ferrari) è in tutto di quattro pagine, la risposta di Tito Boeri è un piccolo saggio di diciotto pagine (con allegati) il cui incipit non risparmia l’accusa rivolta al Ministero scrivente di usare l’esercizio del potere di vigilanza in modo intimidatorio.



La controversia si è manifestata in diverse forme nel corso degli ultimi mesi e ha portato dapprima al contrasto tra il Presidente e il Direttore generale Massimo Cioffi, poi alle dimissioni di quest’ultimo. Ma sulle delibere presidenziali che hanno suscitato la discussione nei vertici dell’Istituto vi erano già stati i rilievi critici del Civ, del Collegio dei Sindaci e del magistrato della Corte dei Conti incaricato della sorveglianza.



Nella Nota “Criticità gestionali Inps. Determinazioni adottate dal Presidente”, il ministero del Lavoro richiama l’Istituto ad attenersi alle osservazioni espresse in precedenza dal Ministero stesso in modo condiviso con il ministero dell’Economia e delle finanze e con il Dipartimento della Funzione pubblica e stigmatizza la dichiarata intenzione dell’Ente di non volerlo fare. “Operando tale scelta discrezionale – è scritto nella Nota – l’Istituto si assume la responsabilità e le conseguenze del mancato adeguamento alle osservazioni ministeriali, scelte sulle quali questa Amministrazione vigilerà nell’esercizio dei poteri attribuiti dall’ordinamento all’ambito statale. In particolare, si evidenzia come la mancata modifica del testo adottato possa determinare incertezze sulla tenuta, in termini di valenza ed efficacia, dei provvedimenti conseguenti necessari per l’attuazione del nuovo assetto voluto in Inps, rispetto a possibili contenziosi, in presenza di atti presupposti non condivisi in toto dalla vigilanza statale”.



Da queste espressioni un po’ esoteriche e burocratiche emerge il punto cruciale del contrasto tra il Governo e il maggiore ente strumentale del Paese: la determinazione presidenziale n. 110/2016, recante “Ordinamento delle funzioni centrali e territoriali dell’Inps”. Se ne è parlato a lungo, anche sui quotidiani. Il presidente Boeri voleva attribuire gli incarichi dirigenziali attraverso una procedura selettiva affidata a una Commissione di esperti di sua fiducia. Questo proposito ha determinato il primo conflitto con il DG Massimo Cioffi che, a norma di legge, rivendicava il diritto di essere lui, in quanto organo a capo della struttura, ad avanzare le proposte riguardanti gli organigrammi. L’altra questione riguardava il progetto di far ruotare tutti i dirigenti anche nelle sedi periferiche, creando, in pratica, delle disfunzioni nel governo dell’Istituto.

Il Ministero, poi, sottolinea la sussistenza di una gestione finanziaria problematica: “Dall’analisi dei documenti contabili e finanziari – è scritto nella Nota ministeriale – emergono criticità per una preoccupante tendenza al peggioramento della situazione economico-patrimoniale, per le quali appare necessario che l’Istituto svolga in modo puntuale ed efficace i propri compiti istituzionali orientando le relative azioni a scelte chiare e rigorose che consentano il raggiungimento degli obiettivi in termini di equilibrio economico-finanziario, e altresì affrontando con l’urgenza necessaria, questioni non più procrastinabili come la ormai progressiva e costante erosione dell’avanzo di amministrazione. Il bilancio consuntivo 2015, pervenuto con estremo ritardo, evidenzia – prosegue il documento – un risultato di esercizio negativo per 16.297 milioni di euro, con un peggioramento di 3.812 milioni di euro rispetto a quello già negativo del 2014. Ciò comporta che il patrimonio dell’Istituto si assottiglia, diminuendo la propria consistenza a 5.870 milioni di euro”.

Questa osservazione è un po’ scorretta nei confronti dell’Inps che ha un responsabilità limitata – come fa notare il presidente nella sua chilometrica risposta – per quanto riguarda l’andamento dell’esercizio economico-finanziario, strettamente dipendente dalle regole vigenti e dal quadro macro-economico operante. Ma è fin troppo ovvio che la lingua batte dove il dente duole e che l’oggetto del contendere riguarda l’attribuzione degli incarichi dirigenziali. Così, se il Ministero si fa scudo delle osservazioni effettuate dagli organi di vigilanza interna, Tito Boeri, nella Nota di risposta, inviata il 22 dicembre a stretto giro di posta, non solo lamenta una lunga serie di questioni minute a cui il Ministero non avrebbe dato sollecita risposta e sollecita la predisposizione dei decreti attuativi dei provvedimenti in materia di pensioni contenuti nella Legge di bilancio, ma si sofferma lungamente in difesa dell’autonomia organizzativa dell’Istituto (ai sensi della legge n.88/1989) con una lunga e puntigliosa disamina delle competenze per quanto riguarda gli aspetti di macro e di micro-organizzazione, di competenza, i primi, del Presidente, i secondi del Direttore generale (benché al suo ex DG li avesse negati).

Poi Boeri usa un’espressione pesante definendo “avvertimento” le osservazioni del Ministero (aveva già parlato di carattere intimidatorio), osservando che “qualsiasi processo di riorganizzazione che riduce costi e numero dei dirigenti comporta, pressoché inevitabilmente, un contenzioso. Non si può certo escludere a priori la possibilità che, anche in questo caso, ci possa essere contenzioso. A fronte di questo rischio, tuttavia, vi è l’assoluta certezza che un ulteriore allungamento dei tempi della riorganizzazione comporti maggiori costi in termini di inefficienza e sovrapposizione di competenze”. In sostanza, il presidente dell’Inps intende tirare diritto per la sua strada. I diritti degli altri (si tratti dei dirigenti dell’Istituto o dei pensionati) sono affidati alla sua concezione dell’equità. In nome della quale Boeri non vuole tener conto dei giudizi e delle considerazioni che esprimono, nello svolgimento del loro ruolo di legge, gli altri organi statutari.

Vedremo come andrà a finire. Intanto l’ente ha visto e conosciuto tempi realmente migliori.