Certamente non ci sarà il tempo entro la fine di una legislatura che rischia di finire prima della naturale scadenza, ma la commissione Lavoro della Camera ha iniziato l’esame di diversi progetti di legge riguardanti la riforma della governance degli enti previdenziali (ridotti ormai al duopolio Inps e Inail). È relatrice l’on. Titti Di Salvo, che vanta una lunga esperienza sindacale e che è stata pure presidente del Civ dell’Enpals (l’Istituto dei lavoratori dello spettacolo ora incorporato nel super-Inps, dove è una delle poche gestioni ad avere un bilancio attivo). L’obiettivo che i differenti progetti si pongono è quello di ripristinare una direzione esecutiva collegiale: il Consiglio di amministrazione, i cui poteri furono trasferiti al presidente dal decreto n.78 del 2010.



Al CdA continuerebbe a far riscontro sul piano degli indirizzi il Consiglio di strategia e vigilanza (che prenderebbe il posto del Civ con poteri analoghi e come espressione delle forze sociali). Gli altri organi sono individuati nel Collegio dei sindaci e nel Direttore generale, prevedendosi altresì la nomina in ogni ente di un organismo indipendente di valutazione. La relatrice Di Salvo ha criticamente osservato che, a suo tempo, l’abolizione del Consiglio di amministrazione volle perseguire obiettivi di contenimento dei costi e di snellimento dei processi decisionali, ma l’attribuzione dei poteri amministrativi e gestionali a un organo monocratico ha determinato conseguenze negative, legate essenzialmente all’accentramento di poteri nella figura del Presidente, segnalate anche dalla Corte dei conti nei suoi rapporti sugli enti di previdenza.



Ha ricordato, a titolo di esempio, che nella relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’Istituto nazionale di previdenza sociale per gli esercizi 2013 e 2014, approvata nel febbraio dello scorso anno, si evidenzia che «il tema degli organi – che riveste rilevanza primaria nella conduzione di un ente, per di più se di grandi dimensioni e con funzioni di primaria rilevanza per la collettività – e, in particolare, la soppressione del CdA., è stato oggetto, nei precedenti referti, di reiterati rilievi e osservazioni della Corte dei conti che ha rimarcato soprattutto l’accentramento di poteri nel Presidente che cumula le attribuzioni sia di rappresentanza legale che di indirizzo amministrativo con rischi di alterazione del meccanismo di contrappesi proprio dell’assetto duale. È da rilevare – secondo la relatrice – che la mancata costituzione del CdA, porta a un’eccessiva concentrazioni di poteri e di responsabilità in capo al Presidente e alla contestuale assenza di apporti di qualificate conoscenze e di esperienze settoriali, nonché di confronti e dibattiti finalizzati al perseguimento dei migliori risultati decisionali».



Nei progetti, il Consiglio di amministrazione, quale ripristinato vertice gestionale dell’ente, sarebbe composto di cinque membri e potrebbe conferire deleghe ai suoi componenti, i quali eleggerebbero al proprio interno un Presidente (così non sarebbe più un organo dell’ente?), con funzione di rappresentanza legale dell’ente e con la facoltà di assistere alle sedute del consiglio di strategia e vigilanza. I componenti del Consiglio di amministrazione, con facoltà di assistere alle sedute del Consiglio di strategia e vigilanza, rimarrebbero in carica tre anni e potrebbero essere confermati una sola volta. Essi, inoltre, sarebbero scelti in base a criteri di alta professionalità, di capacità manageriale e di qualificata esperienza nell’esercizio di funzioni attinenti al settore operativo dell’ente.

Quanto alla procedura di nomina, essi sarebbero nominati con decreto del Presidente della Repubblica, emanato su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata su proposta del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, e previa acquisizione del parere delle competenti Commissioni parlamentari e del Consiglio di strategia e vigilanza. In caso di mancata espressione dei pareri nei termini richiamati, il Consiglio dei ministri potrebbe comunque procedere alla nomina con provvedimento motivato.

I componenti del Consiglio di amministrazione non potrebbero esercitare, a pena di decadenza, alcuna attività professionale o di consulenza, né potrebbero essere amministratori o dipendenti di enti pubblici o privati, né ricoprire altri uffici pubblici di qualsiasi natura o altri incarichi all’interno dell’ente di appartenenza. Viene inoltre disposto che i componenti dipendenti pubblici siano collocati fuori ruolo per l’intera durata del mandato. 

Il Consiglio di strategia e vigilanza, che prenderebbe il posto del Consiglio di indirizzo e vigilanza, sarebbe composto da quattordici membri, di cui sette in rappresentanza delle confederazioni sindacali dei lavoratori dipendenti maggiormente rappresentative sul piano nazionale, e sette in rappresentanza delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori autonomi maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Il Consiglio dell’Inail sarebbe, inoltre, integrato da un rappresentante dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro. Il Collegio dei sindaci sarebbe ridotto a tre membri, dagli attuali sette previsti per Inps e Inail, di cui due in rappresentanza del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e uno in rappresentanza del ministero dell’Economia e delle Finanze.

Al suo interno sarebbe nominato il Presidente, purché iscritto nel registro dei revisori contabili, con specifica esperienza nell’esercizio della funzione in ambito pubblico. Per quanto riguarda il Direttore generale, i progetti ne prevedono la nomina su proposta del Consiglio di strategia e vigilanza (una novità) e la partecipazione, con voto consultivo, alle sedute del Consiglio di amministrazione. Il Direttore generale potrebbe assistere, inoltre, alle sedute del Consiglio di strategia e vigilanza; avrebbe la responsabilità dell’attività di gestione dell’ente, diretta al conseguimento dei risultati e degli obiettivi; sovraintenderebbe al personale e all’organizzazione dei servizi, assicurandone l’unità operativa e di indirizzo tecnico-amministrativo, eserciterebbe gli specifici poteri assegnatigli dalla normativa e conferisce e revoca gli incarichi dirigenziali di livello generale. Il Direttore generale sarebbe scelto tra i dirigenti generali dell’ente ovvero tra esperti delle discipline attinenti ai compiti dell’ente stesso. La sua durata in carica sarebbe definita nel provvedimento di nomina e, di norma, sarebbe quinquennale. 

Sarebbe poi stabilita l’istituzione, per ciascun ente, dell’Organismo interno di valutazione (Oiv) previsto per le pubbliche amministrazioni dall’articolo 14 del decreto legislativo n. 150 del 2009, con il compito di definire il sistema della valutazione della performance, di garantire la correttezza dei processi di misurazione e valutazione e di effettuare il monitoraggio complessivo del sistema della valutazione, della trasparenza e dell’integrità dei controlli interni dell’ente. L’Oiv, composto da tre membri, di cui uno esterno all’ente, con funzione di Presidente, e due provenienti dalla dirigenza di prima e di seconda fascia dell’ente, collocati fuori ruolo, verrebbe nominato dal Consiglio di strategia e vigilanza, sentito il Consiglio di amministrazione. 

Nell’Inps continuerebbero a operare i comitati amministratori delle gestioni, fondi e casse. In particolare, il Comitato amministratore della gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali (Gias) sarebbe composto, oltre che dal presidente dell’Istituto, che lo presiede, dai componenti del Consiglio di amministrazione, scelti tra i dirigenti pubblici, integrati da due funzionari dello Stato, in rappresentanza, rispettivamente, del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e del ministero dell’Economia e delle Finanze. Spetterebbe,infine, a uno specifico decreto interministeriale la definizione degli emolumenti onnicomprensivi spettanti al Presidente, ai componenti del Consiglio di amministrazione e ai componenti del Collegio dei sindaci dell’ente, per l’esercizio delle funzioni inerenti alla carica, nonché il compenso spettante ai componenti del Consiglio di strategia e vigilanza.

È contenuta una delega al Governo per il riordino degli organi territoriali dell’Inps e dell’Inail al fine di ridurre il complesso della spesa di funzionamento, di incrementarne l’efficienza e di migliorare la qualità dei servizi, da attuare entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della legge, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Nei diversi progetti sono incluse alcune differenze sugli organi e la loro composizione che non mutano, tuttavia, il quadro di insieme. A dire la verità, l’unica modifica di un certo rilievo, comune a tutti i progetti, è il ripristino del CdA. E la fine del regime di “un uomo solo al comando” di cui Tito Boeri non ha esitato a servirsi. Non solo: nei progetti di legge, il profilo del Presidente viene rivisitato e ridimensionato, mentre resta confermato quello del Direttore generale. Come se si volesse vendicare l’ex Dg Massimo Cioffi, costretto a dimettersi a seguito dei contrasti con Boeri.