Ha fatto un po’ di rumore l’incontro fra i vertici di Amazon Italia e il leader della Lega. Matteo Salvini: che aveva lanciato una campagna “Natale senza Amazon” a sostegno del commercio tradizionale italiano. Il contatto ha avuto luogo nel Black Friday, che in Italia è stato confermato per venerdì scorso, nonostante molte voci si fossero levate dal settore distributivo nazionale al fine di allineare l’Italia alle decisioni del governo francese. L’amministrazione Macron ha infatti deciso lo spostamento di una settimana dell’inizio della campagna acquisti natalizia per consentire la riapertura di negozi e grandi magazzini in lockdown dal 30 ottobre. E anche Amazon ha dovuto obbedire all’ordine dell’Eliseo, posticipando le promozioni del Black Friday digitale.
Che il governo Conte avrebbe invece completamente ignorato il pressing del piccolo commercio nazionale e l’esempio di Parigi lo si era intuito già otto giorni fa: quando Davide Casaleggio era sceso personalmente in campo – con perfetto timing – per difendere con decisione le ragioni di Amazon e attaccare come arretrato il sistema distributivo domestico. L’intervista ha suscitato però assai minor curiosità del successivo contatto pubblico chiesto da Amazon a Salvini. Eppure l’uscita di Casaleggio è parsa palesemente lobbyistica: completamente diversa dal tenore del confronto fra il gigante dell’e-commerce e un leader politico oggi all’opposizione.
Nessuno è parso interessato a chiedersi il perché di tanta solerzia da parte del proprietario della Casaleggio & Associati: una società di consulenza digitale comproprietaria di M5S attraverso Rousseau, assieme al fondatore Beppe Grillo. Ben diverso era l’atteggiamento del comico-demagogo dei primordi: sempre pronto a convocare adunate di piccoli obbligazionisti Parmalat, piuttosto che disturbare rumorosamente le assemblee Mps o Telecom. Oggi invece le centinaia di migliaia di piccoli commercianti italiani in profonda sofferenza nel secondo lockdown appaiono indegni di attenzione proprio nel confronto con un potere forte globale per eccellenza come Jeff Bezos. Ma le partite Iva – a differenza dei percettori del reddito di cittadinanza – non votano in modo massiccio M5S: e per appurarlo non c’è bisogno delle tecnologie cyberdemocratiche che la Casaleggio & Associati ha promosso anche all’Onu.
Nessuno si è chiesto – più in generale – quali siano i rapporti correnti fra Casaleggio, M5S, palazzo Chigi e Amazon neppure quando – proprio in questi giorni – su alcuni media sono comparse indiscrezioni (finora non smentite) riguardanti una controversa relazione finanziaria milionaria fra Casaleggio e una multinazionale del tabacco. Si tratta di un altro potere forte internazionale, la cui attività in Italia è stata direttamente interessata da norme varate sotto la premiership di Giuseppe Conte. Di cui troppo spesso viene dimenticato il passato di avvocato d’affari: in attività (su un chiacchierato parere riguardo Retelit) fino a pochi giorni prima di diventare premier su indicazione M5S, senza mai essere essere passato attraverso un solo vaglio elettorale. Conte e M5S sono d’altronde lo stesso premier e lo stesso partito di maggioranza relativa che – sempre in questi giorni – hanno oggettivamente scambiato il voto favorevole di Silvio Berlusconi su una manovra finanziaria con un provvedimento ad aziendam a protezione di Mediaset, contro le indicazioni della Corte di giustizia Ue e interferendo nella normale funzionalità del mercato di Borsa.
Amazon non ha mancato di far notizia anche su un altro fronte caldissimo: quello delle relazioni industriali. Proprio a cavallo del Black Friday, ha annunciato un bonus natalizio pari a mezzo miliardo di dollari su scala globale. Anche ai dipendenti italiani della catena logistica verrà corrisposto un premio lordo di fine anno 300 euro (l’importo verrà riproporzionato per i contrattisti a termine che non abbiano lavorato 12 mesi pieni). I dipendenti Amazon in Italia hanno raggiunto le 8.500 unità totali: è stato uno degli argomenti sottolineati da Mariangela Marseglia, country manager di Amazon Italia, nella sua conversazione-zoom con Salvini (l’indotto-Amazon nel Paese è stimato in 120mila addetti).
Di fronte al discusso regalo sotto l’albero di Amazon, il più importante leader sindacale italiano, Maurizio Landini al vertice della Cgil, non è rimasto in silenzio. Ha dato appoggio al Red Friday di protesta promosso dalle rappresentanze confederali negli hub Amazon in Italia. Ha ribadito, Landini, che “per fare i conti con un colosso come Amazon bisogna mettere in discussione l’attuale modello sociale e produttivo e rimettere al centro il lavoro e le persone”. Il leader della Cgil ha anche lanciato l’idea di “una piattaforma e una app per i diritti dei lavoratori e per coinvolgere in maniera solidale anche i consumatori”. E ha ricordato la querelle fiscale sui profitti di tutte in giganti tech in Europa. Ma i titoli-Landini non hanno bucato le prime pagine, tutt’altro. Mettersi di traverso all’asse fra Amazon e M5S non è evidentemente facile neppure per il successore di Giuseppe Di Vittorio e Luciano Lama: arrivato al vertice Cgil quando ministro dello Sviluppo e del Lavoro era il leader grillino Luigi Di Maio.