“Il riferimento alla sussidiarietà nel discorso di insediamento delle due prime cariche dello Stato mi pare un fatto, al di là della mia condivisione personale, di grande significato politico e istituzionale e credo che sia un segno dei tempi. Penso sia la prima volta che ciò accade”. Non solo un fatto importante, quindi, ma anche qualcosa di nuovo, forse un punto di partenza per una nuova stagione politica. Ne è convinto Vannino Chiti, ministro per i rapporti col Parlamento e per le riforme nel nuovo governo appena insediatosi. “Il presidente del Senato, dicendo che occorre non soltanto una cooperazione tra Stato centrale e istituzioni locali, ma tra istituzioni e organizzazioni della società, e il presidente della Repubblica, richiamando la sussidiarietà e ponendo l’accento su una forte valorizzazione delle comunità intermedie, delle organizzazioni della società civile, del ruolo delle famiglie”, hanno dunque posto un paletto, un punto di riferimento d’ora innanzi imprescindibile nella ridiscussione dei principi essenziali delle nostre istituzioni repubblicane.
Il cammino perché la sussidiarietà entri come consapevolezza e come attuazione all’interno delle istituzioni è certamente complesso, e prevede innanzitutto per il ministro Chiti un’indispensabile premessa: “non è separabile l’impegno della sussidiarietà orizzontale da quella che è la sussidiarietà verticale. Se le istituzioni locali, in particolare i comuni e le regioni, non possono dispiegare pienamente la propria autonomia e la propria responsabilità, così come la Costituzione prevede, non è possibile che si sviluppi neppure la sussidiarietà orizzontale”. Se questa è la premessa, il punto d’arrivo è però un altro: “quella che chiamiamo sussidiarietà verticale è condizione necessaria ma non sufficiente perché ci sia quella orizzontale”. Solo con la sussidiarietà orizzontale si attua, infatti, il corretto rapporto fra istituzioni e società civile, le une cioè al servizio dell’altra. Come può concretamente avvenire questo? “Le istituzioni locali in questo caso (prima di tutto bisogna considerare le istituzioni che, essendo sul territorio, sono più vicine ai cittadini) devono riservarsi un compito che potremmo definire di programmazione e di controllo”.
Il passaggio è fondamentale dal punto di vista della cultura politica e Chiti non si tira indietro dal trarre alcune importanti conseguenze del suo ragionamento: “non è obbligatorio che ci sia sempre o esclusivamente, per avere l’uguaglianza di tutti i cittadini, una gestione diretta delle prestazioni da parte delle istituzioni. Il pubblico, che vuol dire prestazioni e servizi che garantiscano una pari opportunità tra i cittadini, non coincide con istituzionale. Le istituzioni debbono sentire come una ricchezza e come un valore il fatto che determinati servizi, quelli che riguardano le persone, possano essere gestiti da comunità intermedie, da associazioni, da organizzazioni della società civile, dalle stesse famiglie”.
È questo un nuovo modo di concepire l’idea di pubblico? “Certamente – spiega Chiti – tutto questo implica una ridefinizione nella cultura politica del concetto di pubblico”. “Pubblico non è soltanto quello che fanno le istituzioni; pubblico è quello che si rivolge senza discriminazioni a tutti i cittadini. È evidente che passa di qui una parte importante di una riforma del welfare”.
Il riconoscimento e l’applicazione del principio di sussidiarietà non è certamente un discorso astratto ma, promette Chiti, sarà un impegno preciso della sua attività di governo: “Intendo lavorare e credo che si possa dare un contributo a livello nazionale facendo entrare la sussidiarietà all’interno dell’ “abc” del senso comune”, all’interno cioè di “quei valori che debbono diventare patrimonio dei cittadini del nostro Paese, di ognuno di noi, prima che uno scelga se essere di centrosinistra o di centrodestra”.
Per raggiungere questo scopo il percorso è già segnato: “C’è un contributo che è stato dato già nella passata legislatura e che credo continuerà, vale a dire il contributo dato dall’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà: un gruppo bipartisan che ha elaborato impostazioni e sollecitazioni che possono tradursi anche in provvedimenti di legge. Da parte mia cercherò di favorire queste che sono elaborazioni comuni già costruite: ritengo possano diventare atti concreti, atti legislativi e atti amministrativi”.