Cinquant’anni dopo la firma dei Trattati di Roma, l’Europa si trova ad affrontare importanti sfide. Vorrei citarne solo tre: la necessità di accordarsi su valori e obiettivi comuni, la necessità di continuare con fermezza il processo costituzionale, la necessità di rafforzare la coesione economica, sociale e politica tra gli Stati membri.
Lo sviluppo futuro dell’Unione Europea dipenderà soprattutto dal modo in cui sarà affrontato il tema dell’istruzione e della ricerca, dell’innovazione e della tecnologia. Queste sono le fonti del benessere futuro e costituiscono i prerequisiti fondamentali per l’attuazione della Strategia di Lisbona.
Secondo il Rapporto Gago, l’Europa necessita di altri 700.000 ricercatori per poter rispettare l’obiettivo del 3% della Strategia di Lisbona. I giovani di talento optano troppo sporadicamente per una carriera nel settore della ricerca e se lo fanno, presto la abbandonano a causa di sfavorevoli condizioni di base, tra cui gli investimenti inadeguati.
Dobbiamo inoltre migliorare la mobilità e i trasferimenti tra le università, gli istituti di ricerca e l’industria, affinché possano aprirsi nuove prospettive. Ci si dovrà concentrare in particolare sulla mobilità internazionale – all’interno dell’UE come al di fuori di essa – considerata la crescente globalizzazione, per garantire la competitività dell’Europa.
L’istruzione, la formazione professionale e l’educazione permanente sono di importanza fondamentale per la competitività dell’economia europea e giocano un ruolo fondamentale anche nei processi di integrazione societari.
Sotto questo profilo è da considerare molto positiva l’adozione del Programma di Formazione Permanente, iniziato come previsto il 1 Gennaio 2007, cioè nell’anno in cui si celebra il ventesimo anniversario del Programma Erasmus, una delle iniziative europee più famose e riuscite.
Questo nuovo programma, che può contare su quasi 7 miliardi di euro, contribuirà a trasformare l’Europa in una moderna economia della conoscenza, dimostrando quanto può essere ottenuto attraverso un’azione comune a livello europeo.
Un altro importante tema è il Quadro Europeo delle Qualifiche che, oltre a promuovere la trasparenza e la mobilità transnazionale, offre uno strumento efficace per classificare e confrontare in maniera più semplice gli esiti formativi a livello nazionale ed europeo. L’obiettivo è garantire che il Quadro copra l’intero spettro dell’educazione e della formazione, dall’istruzione formale a quella non formale, dalle qualifiche professionali alle lauree di dottorato, alle competenze professionali.
Nell’ambito del percorso del Processo di Bologna è stato elaborato con successo un Sistema Europeo di Trasferimento dei Crediti per l’istruzione superiore, allo scopo di aumentare la mobilità degli studenti universitari. Dovremmo ora cominciare a mettere a punto un sistema di crediti simile per l’istruzione e la formazione professionale.
La mobilità nell’ambito della formazione professionale è ancora in larga parte insufficiente rispetto all’istruzione superiore. Un sistema di crediti può eliminare gli ostacoli alla mobilità che impediscono ancora ai tirocinanti di andare all’estero.
Infine, vale la pena di spendere qualche parola sulla proposta relativa all’istituzione di un Istituto Europeo per la Tecnologia (Eit). Sebbene l’Eit non sia direttamente legato all’istruzione, riveste un’importanza indiretta per l’educazione. L’istituto proposto, infatti, ha l’obiettivo di colmare il divario esistente tra l’UE e i suoi principali concorrenti, attraverso l’integrazione tra il settore dell’istruzione, della ricerca e dell’innovazione.
Sulla base di un sistema di cosiddette comunità dell’innovazione e della conoscenza, l’Eit promuoverà le innovazioni basate sulla ricerca attraverso un’analisi strategica transdisciplinare e interdisciplinare nei principali settori dell’industria e della società. Come disse una volta Jean Monnet: «Non possiamo restare fermi mentre il mondo attorno a noi si muove».



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