Si intitola “Più riforme per la PA e meno propaganda” il pacchetto di proposte presentato ieri in conferenza stampa da Linda Lanzillotta, ministro-ombra del Pd per la Funzione Pubblica.
Al di là dell’apparente spirito di contraddizione rispetto al Piano Brunetta, l’impostazione del Partito Democratico non si discosta molto da quella del Ministro. Segue, infatti, una linea riconosciuta da tutti come indispensabile e che, con grande lentezza, si è andata affermando a partire dai primi anni Novanta: la linea della trasparenza e della semplificazione. Alcune delle proposte presentate, inoltre, ricalcano letteralmente quanto già annunciato da Brunetta, ad esempio dove si prevede di rendere accessibili on-line tutte le informazioni delle PA o di legare le indennità di risultato alla presenza di una forma di valutazione.
Ancora una volta, il nodo della valutazione è centrale. Tutti concordano sulla necessità di trovare modalità efficaci per giudicare l’operato delle pubbliche amministrazioni e per intervenire rispetto alle diffuse sacche di inefficienza. Ma quando si passa dalle enunciazioni di principio alle proposte di realtà, è facile smarrirsi.
Il PD propone di creare una Autorità indipendente, che valuti con obiettività le prestazioni della pubblica amministrazione. L’esperienza delle autorities all’italiana non è certo delle più felici ed è difficile ipotizzare un alto livello di indipendenza dalla politica per un organismo di 5 membri, 3 dei quali nominati dal governo. Se dunque il PD desidera, come affermato nel documento, che «la politica faccia non uno, ma due passi indietro» rispetto all’occupazione della PA, non è questa la strada da seguire.
Infatti, non è dall’alto che deve arrivare la valutazione, ma “dal basso”: dai cittadini, dagli utenti, dai destinatari dei servizi, che sono anche i contribuenti che li finanziano. Finché non si passerà da una valutazione degli obiettivi e dei processi a una valutazione dei risultati, ogni tentativo di creare una pressione meritocratica all’interno della PA causerà solo un circolo vizioso di scarico di responsabilità: si continueranno, insomma, a produrre atti formalmente perfetti e sostanzialmente inefficaci.
Occorre, invece, aprire la pubblica amministrazione al confronto col territorio, con le persone che ci vivono e con i corpi intermedi della società. Bisogna superare l’ideologia del “pubblico = statale” e attivare una sana collaborazione pubblico-privato per vincere il senso di “irrealtà” che ancora domina l’amministrazione italiana.
In questo senso, ben vengano l’appello finale del PD ad evitare ogni ritorno al passato rispetto alle conquiste legate alla privatizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego e la richiesta di semplificare le procedure di contrattazione. Se infatti non è compito della politica costruire l’amministrazione perfetta, serve però il contributo di tutti – governo e opposizione – per favorire un’azione sempre più sussidiaria di chi all’interno della PA opera al servizio dei cittadini.