La politica italiana cerca di riannodare il filo del dialogo, in un momento in cui la drammatica crisi internazionale rende sempre più evidente l’inutilità di uno scontro politico come quello delle ultime settimane. Sull’esigenza di trovare un’intesa intorno ad alcuni punti fondamentali è intervenuto a più riprese in questi giorni il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sia a proposito dell’importanza di risolvere la situazione di stallo sulle nomine Rai e dei giudici della Corte costituzionale, sia sull’importanza di ridare peso all’azione parlamentare. Interventi che, secondo l’editorialista de Il Sole 24 Ore Stefano Folli, si impongono soprattutto per l’autorevolezza istituzionale che da questi richiami emerge.



Folli, partiamo innanzitutto dall’incontro tra Napolitano e Berlusconi sul tema dell’eccessivo ricorso ai decreti legge: le pare che la presa di posizione del presidente della Repubblica possa ricollegarsi alle critiche mosse dall’opposizione su questo tema?

Napolitano si muove senza bisogno di sollecitazioni da parte dell’opposizione; sul tema dei decreti il presidente della Repubblica non fa che rispecchiare una posizione costituzionale classica di difesa delle prerogative del parlamento. A me sembra che Napolitano eserciti un ruolo di garanzia, e lo esercita sia nei confronti della parte politica da cui proviene, sia nei confronti del governo. Quindi questo dissenso con il governo sulla decretazione è sì importante, ma non va nemmeno sopravvalutato. Non siamo certo alla vigilia di uno scontro tra presidenza della Repubblica e Palazzo Chigi. Io credo che ci sia una volontà da parte di Napolitano di essere riconosciuto – e in effetti lo è – come arbitro al di sopra della parti, che difende quelle che sono le prerogative del presidente e il suo ruolo di garante di tutti gli organi costituzionali.



Che ruolo ha in tutto questo dibattito l’ipotesi di riforma dei regolamenti parlamentari?

È un terreno importantissimo, perché lì l’opposizione può trovare quelle garanzie di cui ha bisogno. La riforma dei regolamenti può infatti permettere di superare l’eccessivo ricorso alle decretazioni. L’uso dei decreti serve per superare le lungaggini parlamentari; la riforma dei regolamenti invece permetterebbe all’opposizione di svolgere pienamente il proprio ruolo. Potrebbe essere una di quelle riforme cruciali, decisive, che possano far superare una strozzatura, come in effetti è l’eccessivo ricorso ai decreti.



Su un tema così importante, cosa è necessario fare per arrivare al più presto a una seria riforma condivisa?

Per far questo occorre che ognuno giochi con le carte scoperte. Il governo – segnatamente Berlusconi – deve smettere di dare l’impressione di considerare superfluo il ruolo del parlamento; l’opposizione deve evitare di fare ostruzionismo di fatto. La riforma dei regolamenti potrebbe servire allo scopo, purché ci sia buona fede da parte di tutti.

Come evolverà la situazione sugli altri problemi istituzionali sollevati da Napolitano, vale a dire le nomine in Rai e in Corte cosituzionale?

Vale un po’ lo stesso discorso fatto in precedenza: mi sembrano richiami alla trasparenza nei rapporti istituzionali che non derivano da una sollecitazione, ma che sono propri della funzione del capo dello Stato. Sulla Rai e sulla nomina dei giudizi della corte costituzionale – tema su cui, nella lettera alla Stampa di due giorni fa, Napolitano ha preso anche le distanze dal Pd e dal suo leader – credo che sia interesse delle forze politiche, maggioranza e opposizione, tenere nel debito conto questi richiami di Napolitano. In un momento in cui il bipolarismo attraversa una fase così conflittuale – e per di più in uno scenario di grandissima difficoltà internazionale – è interesse di tutti rafforzare il ruolo del capo dello stato.

Sulla base del dibattito in corso, le pare che ci sia questa intenzione di dare peso ai richiami del capo dello Sato?

Questo Berlusconi l’ha capito abbastanza, e infatti ostenta un buon rapporto con Napolitano, nonostante il dissenso sui decreti. Io credo che Berlusconi abbia tutto l’interesse a considerare il ruolo di Napolitano per quello che è, cioè un ruolo di garante, anche per togliere argomenti all’opposizione che lo accusa di voler creare un regime. Ma credo che anche l’opposizione avrebbe interesse a rafforzare il ruolo di Napolitano, e non a farlo al contrario apparire per quello che non è, cioè come una sorta di prolungamento dell’opposizione stessa.

Secondo lei la pesante crisi internazionale potrà servire a far recuperare in tempi rapidi quel clima di responsabilità istituzionale di cui la politica italiana ha più che mai bisogno?

Dovrebbe. In un qualsiasi Paese maggioranza e opposizione si consultano e cercano di trovare una posizione di base comune di fronte a una situazione così drammatica. Da noi invece assistiamo a un dibattito per la verità abbastanza deludente: da una parte Veltroni sostiene che la crisi è colpa della destra; dall’altra Berlusconi dice di fregarsene di quello che dice Veltroni. È un dibattito, da questo punto di vista, francamente sconsolante. Quando invece sarebbe indispensabile trovare la possibilità di convergenze in parlamento. Spero che quando arriveranno in aula i provvedimenti discussi ieri sera in consiglio dei ministri, sulle garanzie dei fondi bancari, ci possa essere una dimostrazione di senso di responsabilità da parte di tutti.