I sondaggi dicono che la luna di miele tra il governo Berlusconi e la gente sta finendo. Ma è finita anche la luna di miele nel Pd, così come tra i due schieramenti.
La controversa elezione dell’ex margheritino Villari alla presidenza della Commissione di Vigilanza della Rai, elezione ottenuta con i voti del centrodestra, spacca definitivamente il fronte politico.
Da parte del Pd questa è stata una vicenda-kamikaze, una battaglia quichottiana contro i mulini a vento. Si era capito da subito che la maggioranza non avrebbe mai votato per Leoluca Orlando o per un qualsiasi esponente del partito dipietrino. Mettendo così in campo una mossa politica duplice: da un lato, quella di dividere il fronte dell’opposizione, alle prese già con vistosi problemi di tenuta; dall’altra quella di condizionare un eventuale dialogo tra i due schieramenti sulle riforme.
Un suicidio, quello del Pd. L’aver spalleggiato la richiesta di Di Pietro di un proprio candidato alla commissione per mesi, nonostante l’ostruzionismo di quella parte politica con la quale si intende dialogare, manca di buonsenso e di senso.
Villari non è tenuto a dare le dimissioni; forse lo farà per disciplina di partito. Ma il vaso ormai è rotto e nessuno ha intenzione di raccogliere i cocci. Veltroni rimane davvero troppo ambiguo e questo muro contro muro in vigilanza Rai potrebbe essere l’inizio del requiem per la sua leadership. Berlusconi ha ancora una volta giocato d’anticipo, spiazzando l’avversario.
Il centrosinistra ha bisogno di un leader. Ha bisogno di contenuti ma anche di una strategia e di una stoffa politica che per il momento latitano.
Tra qualche mese il PD non sarà più lo stesso e nemmeno il Paese. Forse avremo un governo più debole, un’opposizione frantumata e la speranza che almeno questo doppio “buco nero” sia servito a traghettare la politica italiana e le sue leadership verso un ricambio autentico.