A poche ore di distanza dal voto per il presidente americano, anche per chi segue da vicino le vicende politico-elettorali è difficile avanzare una previsione certa e definitiva. Certo, tutti i sondaggi, se pure con scarti diversi, danno il candidato democratico in vantaggio. Certo, Obama è riuscito a mettere in moto una macchina organizzativa, finanziaria e propagandistica come non se ne erano mai viste in precedenza. Certo, i maggiori organi di stampa, non solo di area liberal, hanno sponsorizzato il giovane senatore di Chicago. Ma l’incognita razziale può avere influssi sotterranei nel comportamento di voto, che è assai difficile cifrare anche per i più sofisticati sondaggi a cui ci hanno abituato gli statunitensi, perché sono alterate tutte le serie storiche che servono di base per i calcoli di oggi.



Forse scrivo una banalità dichiarando che, ad oggi, sono possibili due risultati anche radicalmente opposti. Per un verso si può mettere in moto un effetto emotivo senza precedenti che potrebbe tradursi in una vera e propria valanga di voti per Obama: il suo aspetto fisico, la sua capacità comunicativa e l’entusiasmo che è riuscito a infondere a decine di migliaia di attivisti, in gran parte giovani, sono tutti fattori che possono produrre l’effetto di trasmettere a una maggioranza di elettori lo slancio che consente di superare pregiudizi e resistenze annidate nel profondo della società americana. Se così avvenisse, non solo Obama guadagnerebbe la Presidenza ma il suo risultato sopravanzerebbe di gran lunga, in voti popolari e voti elettorali, quello del suo avversario repubblicano.



Ma è possibile anche l’effetto opposto. Se la maggioranza bianca della popolazione americana, che si aggira ancora intorno ai due terzi del totale, percepisce nel profondo che è in corso un assalto da parte delle minoranze non-bianche – in particolare dei neri (13,5%) e degli ispanici (circa il 15%) – che vogliono con l’elezione del “loro” presidente conquistare una supremazia che li ripaghi delle tante umiliazioni e marginalizzazione del passato, allora si potrebbe creare una reazione generalizzata che avrebbe la meglio su tutte le previsioni dei sondaggi e sugli sforzi organizzativi e finanziari messi in atto dai democratici.



La risposta verrà solo la sera di martedì 4 novembre quando saranno aperte le urne. E si saprà anche se l’America ha fatto un altro passo avanti, quello decisivo, per mettere fine alle sue peggiori tradizioni.

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